Heiner Goebbels
La Recensione

Heiner Goebbels

Gli appunti filosofico-musicali di uno dei grandi compositori viventi

  • Imago Images
  • 18.09.2024
  • 24 min
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Di: Franco Fabbri

A Heiner Goebbels, anni fa, fu chiesto di dirigere un’edizione della Biennale Musica di Venezia. Fu una nomina dell’ultimo minuto, più che motivata dalla fama che il compositore si era conquistato in Europa e in Nord America; Goebbels rifiutò, considerando di avere troppo poco tempo per progettare un programma per il festival. Non risulta che altri abbiano avuto lo stesso coraggio, in circostanze simili. Ma non fu una scelta sorprendente, per chi conosceva la storia del compositore, abituato a un lavoro estenuante di costruzione delle proprie opere (soprattutto in ambito musical-teatrale) in collaborazione con ensemble, orchestre, direttori, solisti, disposti a passare mesi in prove ed esercizi a volte apparentemente capricciosi (suonare strumenti sconosciuti, rivoluzionare la disposizione delle sezioni strumentali). Tutto il contrario rispetto alla routine delle grandi istituzioni e dei festival, qualche prova e via… Il che non ha impedito a Goebbels di entrare con i suoi lavori nelle più importanti istituzioni europee e nordamericane, e di farli dirigere dai direttori di maggiore prestigio. Può essere che nella poetica di Goebbels sia rimasta l’impronta dei suoi esordi nel jazz (con Alfred Harth e con la Sogenanntes linksradikales Blasorchester), nell’avant-rock (con i Cassiber), e nella realizzazione delle musiche per i lavori teatrali di Heiner Müller.
Il quaderno di appunti immaginario presentato nella stagione di MITO, di cui esiste una registrazione su etichetta ECM con l’orchestra dell’Ensemble Modern e lo stesso direttore dei concerti italiani, è presentato dall’autore come segue: « Nell’Inghilterra dell’inizio del diciannovesimo secolo il termine house of call si riferiva a uno spazio pubblico dove lavoratori itineranti e artigiani potevano essere assunti da potenziali clienti. A House of Call è un ciclo di chiamate, invocazioni, incantamenti, preghiere, atti linguistici, poesie e canzoni per grande orchestra. Ma non è l’orchestra che chiama: si confronta con delle voci, le presenta, sostiene, accompagna, risponde, contraddice».
Nelle diverse sezioni la musica di Goebbels interagisce con i materiali più diversi: inizia con un “inchino” a Répons, l’opus maximum di Pierre Boulez, e prosegue citando il concetto di “grana della voce” di Barthes, per affrontare poi le pratiche di documentazione della musicologia comparata all’inizio del Novecento, e le loro inevitabili tendenze etnocentriche e razziste. E infine, una riflessione sul canto, il lamento, l’incantesimo, con una citazione da Beckett. Nei concerti italiani l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI sostituisce quella dell’Ensemble Modern, mentre tra i solisti si trovano anche musicisti italiani, come Tiziano Popoli e Simone Garino, che condividono una storia fra jazz, rock e avanguardia, parallela a quella di Goebbels.









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