"The Age of Extremes" di Francesco Corti,
Il Pomo d'Oro, Arcana (dettaglio di copertina)
La Recensione

L’altra faccia del Settecento

L’ombra nelle note dei promontori giganteschi

  • 26.03.2025
  • 23 min
  • Giordano Montecchi
  • Arcana outhere-music.com
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Il titolo è piuttosto suggestivo e anche azzeccato: The Age of Extremes, pubblicato dall’etichetta Arcana. In questo nuovo album, l’Ensemble Il Pomo d’Oro diretto da Francesco Corti al clavicembalo, propone una bella scelta di pagine provenienti da quell’angolo in ombra della musica settecentesca, che è stato per lungo tempo una sorta di faccia nascosta della luna, ma che, via via, ha rivelato sorprese a non finire. L’ombra, naturalmente, come scrive Peter Wollny nelle note, è quella di promontori giganteschi quali Bach e Handel da una parte e, dall’altra, Mozart e compagni. In mezzo c’è quel territorio per lungo tempo nebbioso e sottovalutato che i manuali di storia etichettano come età dello “Stile galante” e che molti recepiscono come luogo della superficialità, in parallelo col declino dell’arte contrappuntistica. Ma quello stile, il suo bisogno di liberarsi dalla precettistica secentesca, il gusto delle melodie carezzevoli, è solo una faccia di una più generale ricerca di libertà espressiva che proprio nella seconda metà del Settecento sfocia in effetti in qualcosa di “estremo”, cioè l’iper-drammaticità, l’imprevedibilità, i soprassalti emotivi del cosiddetto Empfindsamer Stil, lo Stile sensibile. All’epoca, nel campo della musica strumentale, il campione indiscusso e più acclamato di questa tendenza fu Bach, ma non Johann Sebastian, bensì suo figlio Carl Philipp Emanuel. Tra il 1740 e il 1780, se dicevi Bach, tutti pensavano a lui o tutt’al più, a suo fratello più giovane, Johann Christian, non certo al padre. Oggi C.P.E. sono iniziali ben conosciute e ammirate, ma non c’era solo lui. Questo album ci dice proprio questo e ci propone anche una sinfonia del fratello maggiore, Wilhelm Friedemann, molto meno fortunato, e incornicia il tutto con due concerti di un altro grande sottovalutato, ammirato da Mozart che fu letteralmente sedotto dai suoi melologhi: Jiří Antonín Benda, ma i tedeschi lo chiamano Georg Anton.

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