Umbria Jazz
La Recensione

Umbria Jazz: No Limits!

Con Alceste Ayroldi

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  • 11.9.2024
  • 24 min
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Di: Claudio Farinone

Oramai da oltre cinque decenni, nel mese di luglio, Perugia diventa la capitale mondiale del jazz. Certo, in buona compagnia con altre rassegne e festival (da Montreux al North Sea, giusto per citarne un paio), ma i riflettori europei illuminano l’Umbria tutta e Perugia in particolar modo. Tantissimi appuntamenti si susseguono durante l’arco dell’intera giornata: dalle 10 a mezzanotte inoltrata, quest’anno dal 12 al 21 luglio, gli amanti della musica (non solo jazzofili) hanno avuto modo di assistere a presentazioni di libri, concerti mattutini e della controra, nella splendida Galleria Nazionale dell’Umbria; quelli pomeridiani nel teatro Morlacchi e quelli serali all’Arena Santa Giuliana, che ha ospitato i cosiddetti big. In più, una serie di concerti (gratuiti) sparsi nell’ambito del centro cittadino, congiunti dalla percorrenza obbligata di corso Vannucci.

Un festival che vede sempre come patron e direttore artistico Carlo Pagnotta, che indossa con grande eleganza e nonchalance le sue novanta primavere e oltre. Un festival che ha sempre lasciato aperte le porte alle musiche diverse dal jazz, ma con un significativo collegamento con quelle di ispirazione afroamericana. Scelte che i puristi hanno sempre criticato aspramente e che, invece, hanno pagato (non solo in termini economici) con ottima moneta, facendo conoscere il jazz anche a quella platea (enorme) di persone che non hanno a cuore questo genere musicale.

Quest’anno è toccato a Lenny Kravitz, ai Toto, a Raye, agli Chic di Nile Rodgers convogliare il pubblico delle grandi occasioni. E sarà il caso di parlare di come, tutti i suddetti, abbiamo rispettato il luogo dove si esibivano, tributando il jazz con tutta la loro personalità.

Poi, i concerti sono stati tutti sold out. O quasi. Alcuni hanno messo in mostra, per la prima volta (o quasi) in Italia le loro doti artistiche, come la cantante, autrice e compositrice della Georgia, residente a Chicago, Lizz Wright, della quale si parlerà nel corso della trasmissione. Poliedrica, sia musicalmente che caratterialmente, tanto da potersi fregiare anche del titolo di chef, che porta con pari onore e orgoglio a quello di musicista. In primis, si è laureata al Natural Gourmet Institute di New York della Dr. Annemarie Colbin.

Una voce che taglia a fette il cuore.

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