Quando la voce di basso, nel XVII secolo, si emancipa dal ruolo di sostegno della polifonia e comincia a comparire in ruoli solistici, i compositori sono presto suggestionati dal suo duplice carattere, divino e demoniaco. Se nei primi assoli barocchi il basso impersona perlopiù uno degli dei dell’Olimpo o un’allegoria del divino, è vero che la voce del male è di rigore impersonata dalla più grave delle tessiture. Aspettiamoci dunque che un basso come Luigi de Donato, a suo agio con le colorature impervie e con le note sotto il rigo del repertorio barocca, sia avvezzo a vestire i panni di mostri, diavoli e altre creature malvagie, come nel suo recente progetto discografico, Polifemo per la casa Accent. Quanto alla malvagità, Verdi nel suo Rigoletto la distribuisce quasi equamente a tutte le voci – eccezion fatta per il soprano, angelico sotto ogni aspetto… e Marco Cosci ci racconterà di un Rigoletto appena andato in scena al Fraschini di Pavia, ma che sarà ripreso in gennaio nel Teatro Donizetti di Bergamo, teatro dal quale Alberto Mattioli ci ha inviato la sua cartolina.
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