La musica da film italiana ha dovuto aspettare 40 lunghi anni per vedersi assegnare un Oscar e il merito va a Nino Rota per la colonna sonora de Il Padrino parte 2a, che ha aperto la strada a Piovani, Bacalov e Morricone. Il cinquantenario (1974) del film diretto da Francis Ford Coppola, figlio di Carmine con cui Rota condivise il premio, è un’occasione per parlare di uno dei grandi musicisti che hanno onorato il mestiere e l’arte di scrivere per il cinema. In centinaia di pellicole disseminate in quasi mezzo secolo – dal 1933 di Treno popolare al 1979 di Prova d’orchestra – Rota ha apposto un timbro originale e inconfondibile che gli è valso non solo il premio più ambito al mondo, ma riconoscimenti vari (Golden Globe, Grammy, Nastri d’Argento), successo di pubblico e critica oltre che la reputazione di musicista di culto in grado di far presa tanto su pop star quanto su jazzisti e artisti d’avanguardia. Se il profondo legame con Fellini ha segnato lo spettacolo del Novecento come è stato per la coppia Leone-Morricone, la visibilità internazionale del compositore milanese gli derivò principalmente dalle grandi produzioni, da Romeo e Giulietta ai primi due episodi de Il Padrino. «Non ha la presunzione e l’orgoglio del musicista che vuol far sentire la sua musica» diceva di lui Federico Fellini, insistendo sul carattere schivo e modesto di chi « si rende conto che la musica da film è un elemento marginale, secondario, che può solo in certi momenti essere protagonista, ma in genere deve solamente spalleggiare». Non la pensano così, evidentemente, i milioni di appassionati che hanno apprezzato le sue musiche anche senza ricorrere alle immagini. Su questa ricorrenza, ospiti di Davide Fersini e Giovanni Conti, intervengono il polistrumentista e compositore Alessandro Cerino e il musicologo genovese Paolo Prato.
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