Mentre la canzone pop parla sempre di più un linguaggio internazionale, c’è un vasto patrimonio di musiche legate alla tradizione orale che rivendica con orgoglio l’appartenenza a un territorio, pur non disdegnando sconfinamenti come nel caso ormai emblematico della pizzica salentina: è quello che sbrigativamente chiamiamo “folk”, intendendo con questo tutta una gamma di esperienze radicate in una storia per lo più ancora da scrivere, una storia che ha come protagonisti gli ultimi, gli invisibili e più spesso che mai le donne. Negli anni Sessanta è esploso come “folk revival”, in chiave antagonista. Poi lo si è ribattezzato “musica etnica”, in concomitanza con il successo planetario della world music. Oggi si preferisce chiamarla “musica della tradizione” e ad essa molti artisti si ispirano per riproporla e ricrearla ex novo. Muovendo dalla nuova edizione – arricchita da 150 tracce sonore - di un libro che nel 1888 ha dato inizio agli studi sul canto popolare in Italia, la celebre raccolta di “Canti popolari del Piemonte” di Costantino Nigra (a cura di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto – Neri Pozza Ed.), “Voi che Sapete” fa il punto sullo stato di salute di quella che un tempo si chiamava “musica popolare”, più viva e vegeta che mai, dalle Alpi alla Sicilia. Lo fa con il contributo di un esponente di spicco di quel mondo, il musicista ed etnomusicologo Ambrogio Sparagna (alla guida dell’Orchestra Popolare Italiana) e del musicologo Paolo Prato.
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