In Svezia recentemente, si è assistito a un evento curioso che ha fatto rapidamente il giro del web: per la prima volta un violoncellista robotico si è esibito a fianco dell’Orchestra sinfonica di Malmö sulle note di uno “spartito” creato appositamente per lui. Ideatore del progetto è il ricercatore e compositore svedese Jacob Mühlrad, il quale ha in seguito dichiarato che l’esperimento non consiste nel sostituire musicisti e musiciste con un automa, ma nell’acquisire nuove conoscenze sul processo creativo. A questo proposito, infatti, il braccio robotico sarebbe stato capace di eseguire movimenti al violoncello che una mano umana non sarebbe in grado di fare. Ma in che modo questo impatta sulla performance musicale? Si tratta di esperimenti che rimangono finalizzati a sé stessi o possono aprire nuove prospettive sulle tecniche esecutive?
Paula Leu e Barbara Tartari ne parlano con il violoncellista e direttore artistico di Musica nel Mendrisiotto Claude Hauri; e con il critico musicale e docente al CESMA (Centro Europeo Studi in Musica e Acustica) Gian Francesco Amoroso.
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