Crisi umanitarie e barconi che rischiano di diventare bare galleggianti. Non succede solo tra Africa ed Europa. Da oltre una settimana è allarme anche nel Sud-est asiatico, dove migliaia di profughi di etnia Rohingya sono in fuga dal Bangladesh e dalla Birmania in condizioni drammatiche.
In 10 giorni si contano tremila persone soccorse al largo delle coste indonesiane e malaisiane, ma molte altre sono state respinte e abbandonate per la seconda volta (la prima ad opera dei trafficanti di esseri umani). La pressione internazionale –fra cui gli allarmi lanciati dall’ONU- ha sortito un vertice urgente a Kuala Lumpur, dove nelle scorse ore Indonesia e Malaysia si sono dette disposte ad offrire accoglienza temporanea, a patto che vengano nel frattempo trovate soluzioni definitive per i rifugiati.
In un contesto di globalizzazione della migrazione, cosa sta succedendo nel Sud-est asiatico? Quali sono le analogie e le differenze coi drammi del Mediterraneo?
Modem ne parla con:
Loretta dal Pozzo, collaboratrice Rsi dal Sud est asiatico;
Ivan Ureta, Dipartimento economia della Supsi e ricercatore al King College London;
Pietro Masina, professore di storia e istituzioni del Sud-est asiatico all'Orientale di Napoli;
Giuseppe Sciortino, professore di sociologia dell'Università di Trento.
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