Con potenziali sfidanti del presidente arrestati o costretti al ritiro, con un unico contro-candidato sconosciuto ai più e con i media sotto pressione, si svolge in Egitto il primo turno delle elezioni presidenziali.

È già certo che Sisi verrà riconfermato per la seconda volta capo di Stato dopo le presidenziali vinte nel 2014 anche allora con un unico sfidante, Hamdine Sabbahi, che raccolse solo il 3% dei voti. E pure stavolta l'unico elemento di interesse è l'entità dell'affluenza (quattro anni fa fu del 47%), per favorire la quale la tornata si protrae per ben tre giorni fino a mercoledì 28.

Quest'anno a Sisi si contrappone un politico semi-sconosciuto, Moussa Mostafa, suo dichiarato ammiratore e che ha fatto solo due comizi richiamando probabilmente più giornalisti che sostenitori.

Sisi ha fatto campagna elettorale quasi da solo parlando a inaugurazioni di grandi opere ed è onnipresente sui cartelloni o striscioni appesi in ogni angolo del paese. Salito al potere alla guida di una rivoluzione popolar-militare che nel 2013 pose fine all'anno di dominio dei Fratelli musulmani ora messi al bando, l'ex-generale Sissi ha promesso di proseguire nel conclamato miglioramento dell'economia e nella lotta al terrorismo. Ma come sta davvero il grande paese, colpito in particolare dal terrorismo e dalla crisi economica? Quale è il bilancio dei primi quattro anni di regime di Al-Sisi? Come valutare le denunce per le ripetute violazioni dei diritti dell’uomo? C’è ancora un pericolo di una rivolta islamista, nonostante la persecuzione dei Fratelli Musulmani? Ne discutiamo a modem con Silvia Colombo, responsabile del programma Mediterraneo e Medio Oriente dell’Istituto Affari Internazionali di Roma e lo scrittore Marco Alloni . Registrato Amr MAGDI, di Human Rights Watch e Tewfik Aclimandos, ricercatore in storia contemporanea del mondo arabo.

Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay