Voto risolutivo, oggi, al Consiglio degli Stati
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Il segreto bancario resta in Svizzera

Il Parlamento fa fare dietro front al Consiglio federale

  • 13.12.2017
  • 36 min
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In Svizzera si parte dal presupposto che il cittadino è onesto: per questo, dopo il Consiglio nazionale, anche gli Stati hanno tacitamente approvato una mozione che chiede al Consiglio federale di rinunciare formalmente alla controversa revisione del diritto penale fiscale. Nel 2013, l'allora ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, aveva avviato un progetto di unificazione del diritto penale fiscale, che avrebbe consentito ai cantoni di esigere dalle banche informazioni anche in caso di sottrazione fiscale e non soltanto di frode. Quel progetto portò al lancio dell'iniziativa denominata "Sì alla protezione della sfera privata" che mira ad ancorare il segreto bancario nella Costituzione federale per le persone residenti in Svizzera.

Non è un segreto che l’attuale decisione del Parlamento induca i promotori dell'iniziativa a ritirare il loro testo ed è molto probabile che questo possa accadere. Per il momento solo il partito socialista ha criticato la decisione di ritirare la revisione ricordando l'importanza dell'equità fiscale e rammentando che 21 cantoni l'avevano sostenuta. Per i prossimi anni ciò che rimane del segreto bancario continuerà dunque ad esistere, almeno sul territorio elvetico.

A Modem, dalla Sala dei passi perduti di Palazzo federale ne parlano:

Marco Bernasconi, già professore, consulente fiscale, fondatore e responsabile del Centro competenze tributarie della SUPSI;

Franco Citterio, direttore Associazione bancaria ticinese;

Ada Marra, consigliera nazionale PS;

Roberta Pantani, Lega dei cittadini, Comitato d’iniziativa “protezione sfera privata”.

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