La guerra a poche ore di auto dalla Svizzera, in Ucraina, cambia e rimescola le priorità anche nel nostro paese. Improvvisamente, nel giro di tre mesi, l’orrore della guerra alle porte dell’Europa ha prepotentemente riportato molti a rivalutare il ruolo dell’esercito: dell’artiglieria, delle armi di fanteria, dei carri armati, degli aerei da combattimento.
Per anni, infatti, dalla caduta del muro di Berlino, la spesa militare è sempre scesa arrivando a 5.5 miliardi di franchi l’anno. Come in altri paesi, il clima di pace aveva abbassato l’interesse per la sicurezza.
A Modem parliamo dei soldi e delle risorse a disposizione per difendere il paese, perché sotto la cupola i partiti di destra e centro destra chiedono – attraverso due mozioni - un’inversione di rotta: concretamente vogliono aumentare il budget militare da 5 a 7 miliardi… in maniera graduale entro il 2030. Se giovedì la camera alta dovesse decidere di allinearsi al consiglio nazionale che ha già dato luce verde, la Svizzera parteciperà alla corsa agli armamenti scatenata dall’aggressione russa.
Di questo tema dibattono: Greta Gysin, consigliera nazionale dei verdi (contraria all’aumento del budget) e Marco Chiesa, Presidente UDC e Consigliere agli Stati (favorevole).
Completa il faccia a faccia un’intervista a Constant Paul Despont, esperto dello sviluppo delle forze armate al Centro Studi di Sicurezza del politecnico di Zurigo.
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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