Dalla ciarlataneria alla prevaricazione, dall’istigazione a delinquere fino ai crimini contro l’umanità. È variegata la panoplia di accuse che la Commissione d’inchiesta sulla pandemia del parlamento brasiliano ha raccomandato di approvare contro il presidente Jair Bolsonaro ed altre 80 persone, fra cui alcuni ministri ed ex ministri. Poco probabile che l’attacco giuridico possa portare a qualcosa di concreto, come ad esempio all’apertura di un processo di impeachment, tuttavia la gestione dell’emergenza del leader brasiliano potrebbe conoscere una coda lunga l’anno prossimo, ad ottobre e novembre, quando ci saranno le elezioni.
Il Brasile comunque non è l’unico paese a confrontarsi con una politica sanitaria permeata di un certo negazionismo. Sono diversi quelli che hanno optato per non intervenire con misure incisive di contenimento della pandemia e con ritardo nell’opera di vaccinazione. E poi ci sono quei paesi che magari avrebbero voluto farlo ma che non ne hanno avuto la possibilità perché sfavoriti da una geografia rivolta a sud e dalla mancanza di una forza contrattuale economica.
Di Brasile e di politiche internazionali di salute pubblica parliamo con:
Emiliano Guanella, collaboratore RSI in Brasile;
Alberto Eisenhardt, ticinese attivo nel sociale con la “Casa dos Curumins” a San Paolo;
Nicoletta Dentico, responsabile del programma Salute globale del SID, la Society for international Development;
Mario Raviglione, professore di salute globale all’Università di Milano (ex OMS e ex docente all’UNI di Ginevra)
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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