“Simmetria dei vantaggi” è il concetto chiave utilizzato dal presidente del Governo ticinese, Manuele Bertoli, per descrivere la Riforma cantonale fiscale e sociale. Il progetto, che nasce dalle ceneri della Riforma III delle imprese, affossata a livello federale ma accolta in Ticino, prevede un pacchetto che coniuga sgravi alle imprese e ai contribuenti facoltosi con un rafforzamento degli aiuti alle famiglie per meglio conciliare casa e lavoro. Dal punto di vista fiscale, il costo dell’operazione sarà di 30 milioni per il cantone e di 22 milioni per i comuni, che saranno in parte compensati da maggiori entrate. Dal punto di vista sociale, invece, si prevedono misure da 27 milioni, finanziati dai datori di lavoro. Insomma, tutti sono chiamati a contribuire in nome di un’economia cantonale che si vuole più attrattiva.
Ma chi ci guadagna e chi ci perde? La riforma è davvero così equilibrata come sostiene il governo? Modem mette a confronto chi crede in questa riforma e chi solleva perplessità: Christian Vitta, direttore Dipartimento ticinese delle finanze e dell’economia, Fabio Regazzi, presidente Associazione Industrie ticinesi (AITI), Ivo Durisch, capogruppo PS in Gran Consiglio e Michele Foletti, municipale di Lugano (Lega dei ticinesi)
Replica su Rete Due alle 19.30
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