La partita è ormai aperta nel corteggiare i facoltosi cittadini stranieri che al momento vivono a Londra e che dal prossimo 6 aprile dovranno fare i conti con la messa in vigore di un nuovo regime fiscale britannico. Una normativa già avanzata dal Governo conservatore, al potere fino alla scorsa estate, e poi ripresa anche da quello laburista oggi alla guida del Paese.
L’obiettivo è dare nuova linfa ai conti dello Stato, al momento in profondo rosso. Questo nuovo regime metterà i cosiddetti “res-non-dom”, i residenti non domiciliati, sullo stesso livello di tutti i cittadini di Sua Maestà per quanto riguarda i redditi imponibili, anche quelli realizzati all’estero. Il 6 aprile del 2025 verranno così aboliti i privilegi fiscali accordati da ormai 200 anni a questa particolare categoria di contribuenti. Expat molto benestanti che ora fanno gola all’erario di altri Paesi, Svizzera compresa.
Non per nulla anche la città di Lugano ha deciso di giocare questa partita, con il responsabile delle sue finanze, Marco Chiesa che a metà novembre si è recato di persona nella capitale britannica per fare quello che viene anche chiamato “marketing territoriale” nel tentativo di convincere queste ricche famiglie a traslocare sulle rive del Ceresio.
Cosa dire di questa corsa gli expat oggi di casa a Londra? Quanto potrebbe essere benefico per le casse pubbliche luganesi e ticinesi? E cosa pensare di questa concorrenza fiscale che è di fatto anche una corsa ad abbassare le imposte di chi è benestante?
Domande e argomenti che affrontiamo con i nostri ospiti:
Samuel Vorpe, responsabile del Centro competenze tributarie e giuridiche presso la Supsi
Sergio Rossi, professore di economia all’Università di Friborgo
John Robbiani, giornalista RSI che ha seguito la trasferta luganese a Londra
E con due interviste registrate a Marco Chiesa, responsabile del Dicastero finanze della città di Lugano e ad Emma Agyemang, giornalista del Financial Times
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