Almeno un farmaco alla settimana! Lo ha assunto in media nel 2017 la metà della popolazione svizzera di età pari o superiore ai 15 anni. Poco? Tanto? Ognuno faccia i suoi calcoli. Intanto quello che indicano i numeri dell’ultima indagine sulla salute in Svizzera condotta dall’Ufficio federale di statistica è che la tendenza è all’aumento. Insieme ad altre tendenze, va precisato: in aumento, per esempio, è anche il ricorso a prestazioni della medicina complementare.
Ma che dire del consumo di medicamenti? Che 25 anni fa un farmaco alla settimana lo prendeva in media il 12% della popolazione in meno (38%) ma in Ticino l'aumento sfiora il 20%. Che le donne assumono farmaci con più frequenza rispetto agli uomini. Che, come prevedibile, la quota cresce con l’avanzare dell’età. E infine che, tra i medicamenti prediletti, ci sono gli antidolorifici, i prodotti contro l’ipertensione o il colesterolo e, nel campo degli psicofarmaci, gli antidepressivi.
Come leggere queste indicazioni? In quale misura riflettono i cambiamenti della curva demografica? In quale misura mostrano una società sempre più medicalizzata o sempre più malata? In quale misura sono anche il frutto di una pressione sempre maggiore delle case farmaceutiche? E poi, infine, questa tendenza è un bene o un male?
Ne discutiamo con:
Giovan Maria Zanini, Farmacista cantonale ticinese;
Nello Broggini, Medico di famiglia, vicepresidente dell'Ordine dei medici del Canton Ticino;
Antoine Casabianca, dell'Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi);
Fabrizio Mazzonna, Professore associato di economia all'Università della Svizzera italiana (USI).
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