Troppe persone scelgono il servizio civile al posto di quello militare. Risultato: in futuro i soldati saranno troppo pochi. In realtà al momento il loro numero è superiore a quanto ritenuto necessario, ma una serie di misure prese nel recente passato – come la riduzione della durata d’incorporazione – porteranno, entro il 2030, a scendere sotto le 140 mila unità, l’effettivo reale, ovvero quel numero che serve a garantire di riuscire a mobilitare, se necessario, 100 mila soldati.
Il Consiglio federale mercoledì ha quindi proposto delle modifiche di legge per “correggere il tiro”. Come? Rendendo più difficile accedere al servizio civile. E questo soprattutto per chi ha già svolto una parte dei propri obblighi militari, e stiamo parlando di ben un terzo delle persone che ogni anno ottengono l’ammissione al servizio civile. Vale a dire oltre 2’000 persone su un totale di 7’000 ammesse al servizio civile.
Le misure decise dal Governo trovano sostegno in chi vede la necessità di rafforzare – anche in termine di effettivi – l’esercito, ma non piacciono a chi – invece – si è sempre battuto a favore del servizio civile in alternativa a quello militare. Sullo sfondo questioni sulle quali da decenni si scontrano – anche alle urne – visioni diverse sull’esistenza, la forma e il senso stesso dell’esercito e del servizio militare in Svizzera, così come sull’opportunità di un’alternativa, quale il servizio civile
Ne parliamo con:
Laura Riget, copresidente del PS ticinese, è stata anche segretaria politica del Gruppo per una Svizzera senza esercito
Martin Candinas, consigliere nazionale grigionese del Centro, membro della Commissione della politica di sicurezza della Camera del popolo
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSI e RSIPlay.
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