Parliamo del vaccino russo Sputnik V. All’ospedale Spallanzani di Roma cominciano le sperimentazioni (con 100 dosi), mentre rappresentanti dell’agenzia europea EMA sono a Mosca per accertamenti.
Sputnik, come suggerisce il nome, viene utilizzato dalla Russia come strumento di affermazione geopolitica, come dimostrazione dell’eccellenza scientifica russa e proprio per questo è stato accolto in Europa con parecchio scetticismo ed è stato origine di grossi conflitti (il primo ministro della Slovacchia ha dovuto rassegnare le dimissioni per accordi segreti con la Russia su Sputnik).
La Russia non è campionessa di trasparenza. Ha registrato il vaccino prima della fase 3 di sperimentazione e ha tenuto a lungo lontani gli ispettori internazionali dai propri stabilimenti. D’altro canto, diversi studi clinici dimostrano l’efficacia di Sputnik, ma ci sono molte perplessità sui modi di produzione, che preoccupano le agenzie di omologazione.
È possibile spoliticizzare il vaccino Sputnik? Quali sono i suoi vantaggi e i suoi svantaggi? Come sta agendo il fondo sovrano russo che ne finanzia la produzione in varie zone del mondo?
A proposito di produzione: dove eravamo rimasti con l’Adienne di Lugano sulla produzione di vaccino Sputnik in Brianza?
Ne discutiamo con Rosalba Castelletti, (giornalista del quotidiano la Repubblica, su l vaccino Sputnik ha condotto inchieste in Russia e in Italia); Alessandro Diana, pediatra infettivologo e vaccinologo, docente all’Università di Ginevra, Davide Corti direttore scientifico di Humbas Biomed di Bellinzona (che ha sviluppato l’anticorpo monoclonale contro il Coronavirus) e con la nostra corrispondente da Roma, Anna Valenti.
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