Fin dall’inizio della guerra, il presidente ucraino ha fatto il giro del mondo, prima in modo virtuale e poi fisicamente, alla ricerca di sostegno, anche militare. Ne ha ottenuto e parecchio per contrastare l’invasione russa forte di un apparato bellico ben superiore a quello ucraino.
Negli scorsi giorni però l’appoggio internazionale è sembrato scemare. Dagli Stati Uniti, che devono pensare prima di tutto a sistemare le loro finanze interne, alla Cina che ha deciso uno stop all’esportazione dei suoi droni, fino all’Unione europea che si rivela divisa fra chi frena e chi accelera sulle forniture militari. Dopo giorni di tensione, tuttavia, Varsavia e Kiev hanno annunciato ieri d’aver concordato l’accelerazione del transito delle esportazioni di cereali ucraini attraverso la Polonia verso paesi terzi. Sempre ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la proposta di nuovi 50 miliardi di euro per l’assistenza macro finanziaria legata al Piano Ucraina per le riforme e gli investimenti; un milione di munizioni per l’Ucraina consegnate entro marzo 2024.
E allora la “luna di miele” fra Kiev e i suoi alleati proseguirà? Quali sono gli scenari per i fronti aperti in Ucraina? La prospettiva di una tregua si allontana o si avvicina mentre Mosca annuncia un aumento del 70% della sua spesa per la Difesa nel 2024?
Ne discutiamo con:
PIETRO BATACCHI - direttore della Rivista Italiana Difesa;
MARA MORINI – professoressa di scienze politiche all’Università di Genova;
BEDA ROMANO – corrispondente da Bruxelles per Il Sole24Ore;
ANDREA VOSTI - corrispondente RSI negli USA.
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