In queste ore milioni di persone stanno seguendo, in tutto il mondo i festeggiamenti per il Giubileo di Platino della regina Elisabetta II. Una festa che durerà 4 giorni, un omaggio mondiale alla 96enne, uno dei monarchi più longevi di sempre. Ma che senso ha nel 2022 celebrare, in un Paese democratico come l’Inghilterra, una monarchia? Che importanza hanno – oggi - questa istituzione e la figura stessa della regina per i sudditi di Sua Maestà?
Elisabetta II non è solo la regina di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, è anche il capo di Stato di 15 dei 54 Stati che fanno parte del Commonwealth of Nations, una sorta di sviluppo “su base volontaria” dell’Impero britannico. Un’entità che prevede una cooperazione economica fra i suoi membri e con la quale – in modo particolare dopo la Brexit – la Gran Bretagna riscopre la sua vocazione imperiale, in un contesto di economia globalizzata.
Ma non tutto è rose e fiori… alcuni Paesi hanno abbandonato il Commonwealth (parte di essi rientrando anni dopo) ma c’è anche chi, pur rimanendone parte, ha scelto di allontanarsi dalla monarchia, anche per rompere con un difficile passato coloniale. L’anno scorso Barbados ha deciso di autoproclamarsi ufficialmente una repubblica, rimuovendo la regina Elisabetta II dal suo titolo di capo di Stato (altri Stati lo avevano già fatto). In Giamaica un movimento popolare guidato da vari intellettuali chiede di fare altrettanto, spingendosi oltre: si pretendono le scuse (e il risarcimento) per il ruolo che l’Impero britannico ha avuto nel commercio di schiavi. Proteste in tal senso ci sono state anche, per esempio, in Belize. Ma sono richieste legittime? E perché sottoporle proprio – com’è stato fatto – alla famiglia reale?
A Modem ne parliamo con:
Antonio Caprarica, ex corrispondente da Londra per la Rai, autore del libro, Per sempre Regina;
Donald Sassoon, prof. emerito di Storia Europea Comparata alla Queen Mary University of London.
Intervista registrata alla Professoressa giamaicana Rosalea Hamilton, che ha consegnato personalmente all’ambasciata britannica una lettera aperta ai principi William e Kate, in visita ufficiale lo scorso marzo. Una lettera firmata da un centinaio di personalità e organizzazioni dell’isola, che chiede un risarcimento (non solo a parole) per i crimini del colonialismo e accusa la regina di non aver mai fatto nulla – citiamo - “per porre rimedio ed espiare le sofferenze dei nostri antenati che hanno avuto luogo durante il suo regno e/o durante tutto il periodo della tratta britannica degli africani, della schiavitù, dell'indigenza e della colonizzazione”.
Modem su Rete Uno alle 8.30, in replica su Rete Due alle 18.30. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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