Documentato per la prima volta nel 1737, forse realizzato su disegno dell’artista valtellinese Pietro Ligari, il catafalco di Morbegno è una delle poche macchine di culto barocche ancora in funzione sull’Arco alpino. Si tratta di un’opera monumentale - alta 18 metri, 67 quintali il peso - che viene eretta al centro della Collegiata di San Giovanni, l’edificio barocco più importante della Valtellina e tra i più interessanti della Lombardia. Si presenta come un tempietto che grazie a quattro coppie di colonne si erge da un’alta piattaforma ottagonale, a cui si accede per mezzo di quattro ampie scalinate, con balaustre che accentuano l’effetto scenografico dell’insieme.
Il catafalco accoglieva un tempo il simulacro di un’urna sepolcrale e, solo successivamente, l’attuale urna con la scultura lignea del Cristo morto, che viene portata solennemente in processione la sera del Venerdì Santo. Il catafalco appartiene alla Confraternita del Santissimo Sacramento di San Pietro, che per le fasi di montaggio e smontaggio coinvolge anche i confratelli della Madonna Assunta. I gesti dei volontari si tramandano di padre in figlio e, anche se con gli anni il cantiere all’interno della chiesa presenta meno rischi, le operazioni di montaggio sono sempre delicatissime e tengono tutti con il fiato sospeso.
Quest’anno il catafalco di Morbegno non verrà smontato il Lunedì dell’Angelo, ma resterà visibile per più giorni in vista dell’Eucarestia che il cardinale Oscar Maria Cantoni, vescovo della Diocesi di Como, officerà il 7 aprile.
Fotografia: Pietro Giuseppe Ciapponi
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