È riconosciuto come uno dei più grandi artisti della scena culturale contemporanea. Di origine ebraico-sefardita, è uomo di teatro, musicista, scrittore, e ama definirsi un saltimbanco. Sempre dalla parte degli ultimi, dei più deboli, degli esclusi, nella sua opera valorizza il patrimonio yiddish con il suo bagaglio di suoni e di memoria mantenendo viva la tradizione di una cultura ricca di storia e resilienza ma anche di fine umorismo. Ha studiato con maestri del calibro di Tadeusz Kantor e Franco Parenti e oggi è un artista di fama internazionale impegnato in numerose battaglie civili e sociali. Molti i riconoscimenti, due lauree honoris causa, decine di premi tra cui un Premio Ubu e un Premio De Sica per il teatro e anche il prestigioso Premio Musatti per la diffusione della psicoanalisi. Ogni sua opera è un atto di resistenza culturale e sociale, per dare voce a chi non ne ha. Lo abbiamo incontrato nella sua casa milanese circondata da un roseto, dove abita con la moglie Elisa, i suoi amati gatti e il cane, per una conversazione intima sulla vita, i ricordi d’infanzia, e su come, in un periodo tanto complesso per gli equilibri globali e la pace, riesca ancora a coltivare piccoli, preziosi attimi di felicità.
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