In un mondo distopico che potrebbe essere collocato ovunque e in nessun luogo, una ragazzina ossessionata dal dovere di liberare un padre semisconosciuto da un’ingiusta detenzione, scappa da una metropoli grigia e autoritaria per lanciarsi all’arrembaggio della Nave che tiene prigioniero suo Padre. Ogni tentativo di affondarla è un tentativo di riemergere dall’oscurità di una realtà catastrofica dove la disobbedienza civile viene punita con l’incarcerazione in una prigione galleggiante. Solo i figli della notte, ragazzini rimasti orfani e dediti alla pirateria, hanno il coraggio di ribellarsi all’ordine costituito.
La storia è insieme un’avventura e uno sguardo inquieto su temi complessi come l’ossessione, e l’idea del carcere come Istituzione Assoluta. Questo libro che a una prima lettura indossa la pelle di un romanzo di Formazione, si intitola i Figli della notte, ed è scritto da Andrea Appetito, classe 1971, che per il suo secondo Romanzo si affida a Lamantica Edizioni. In questo libro che parla del lungo cammino per l’emancipazione di bambini e ragazzi rimasti orfani in un Mondo dove tutto è prigionia e coercizione, si colgono fin da subito i caratteri distopici dell’opera. Ma ogni universo deragliato vuole dei personaggi che siano ossessionati da qualcosa più grande di loro. Ed ecco che l’ossessione prende forma nella Nave stessa, il simulacro dell’oppressione degli emarginati.
Come in una specie di incanto lento e imprevedibile, è la nave stessa a divenire la protagonista più accattivante e significativa dell’intera storia. Entrambi le voci narranti, ovvero quella della ragazzina e quella del Comandante della Nave si alternano tra loro ad un ritmo incalzante. E’ la centralità della Nave ad occupare tutto lo sfondo narrativo. I figli della notte vivono e muoiono per affondare la Nave. Il suo Comandate a disposto a fare di tutto pur di credere che quest’ultima sia la chiave del suo agognato successo. La sua centralità è magnetica, incontestabile a tal punto da spingere il lettore ad andare oltre gli eventi stessi, lasciandolo con una sola domanda? Perché proprio questa Nave? E che cosa la rende così speciale?
L’idea di una prigione che funge da luogo d’esilio assoluto è un medium di indicibili orrori che se in principio sembra prendere ispirazione da un incubo, in realtà trae la sua verità da fatti storicamente confermati, come la reale esistenza delle navi prigioni che tra il XVII e il XVIII secolo furono largamente usate soprattutto dall’Impero Britannico e che in questo secolo, la Gran Bretagna vuole utilizzare per trattenere i richiedenti asilo in cerca di protezione.
Che cosa rappresenti realmente quella Nave per ogni singola persona che ha provato ad affondarla o da cui ha provato a trarre beneficio è il vero esercizio intellettuale alla quale ci sottopone lo scrittore. Vostro è il compito di scoprire che cosa sia quella La Nave