Oggi, 25 aprile 2025, l’Italia celebra gli 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo, una data che segna la fine dell’occupazione tedesca e del regime fascista, conquistata con il coraggio e il sacrificio dei partigiani. Ma quest’anno, le celebrazioni si sono svolte in un clima inusuale, segnato dalla recente scomparsa di Papa Francesco e dalle conseguenti disposizioni del governo.
Il 22 aprile, il Consiglio dei ministri ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale. Nel comunicato ufficiale si invitano le istituzioni a svolgere tutte le manifestazioni pubbliche “in modo sobrio e consono alla circostanza”. Un messaggio ribadito anche dal ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, che ha parlato della necessità di rispetto e sobrietà, pur autorizzando regolarmente le cerimonie.
La decisione ha però suscitato forti reazioni. Per alcuni, si tratta di un gesto doveroso nei confronti di un pontefice amato a livello globale. Per altri, invece, è una scelta che mina il significato profondo del 25 aprile. “Un modo assurdo di strumentalizzare un lutto che condividiamo,” ha commentato il presidente dell’Associazione nazionale ex deportati. “Se non fosse scandaloso, ci sarebbe da ridere”.
In gioco non c’è quindi solo un calendario, ma un delicato equilibrio tra la sacralità del lutto per una figura religiosa di statura mondiale e la laicità della memoria collettiva repubblicana. Il fatto che il lutto si estendesse fino al giorno stesso della Liberazione ha suscitato perplessità e accuse di strumentalizzazione politica. L’opposizione ha letto nella decisione un segnale coerente con l’ambiguità del governo Meloni verso i valori fondanti dell’antifascismo. La senatrice Julia Unterberger ha sottolineato come “il 25 aprile non sia solo memoria, ma un monito”, ricordando che la democrazia non si eredita: va difesa ogni giorno.
Manifestanti antifascisti a Roma durante la festa della Liberazione, il 25 aprile 1995 - immagine d'archivio
Diversi episodi locali hanno amplificato la sensazione di un clima istituzionale poco favorevole alla celebrazione della Resistenza. A Romano di Lombardia è stato vietato l’utilizzo di brani musicali durante la cerimonia ufficiale, incluso l’inno partigiano “Bella Ciao”. A Domodossola, città dal passato partigiano, il corteo tradizionale è stato annullato “per rispetto del lutto nazionale”. In Valcamonica, alcuni comuni hanno deciso di cancellare del tutto le celebrazioni.
Le polemiche di questi giorni mostrano quanto il 25 aprile resti, a ottant’anni di distanza, una data tutt’altro che pacificata.

Italia: l'anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo
SEIDISERA 25.04.2025, 18:00
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RG 12.30 del 25.04.2025 - La Liberazione di Campione d’Italia nel servizio di John Robbiani
RSI Info 25.04.2025, 12:32
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