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Movimenti anti-gentrificazione a Città del Messico

Nuove proteste vogliono scongiurare una nuova ondata di speculazione edilizia in previsione del Mondiale di calcio 2026

  • 21 luglio, 21:16
  • 22 luglio, 06:09
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Le proteste contro la gentrificazione a Città del Messico

Telegiornale 21.07.2025, 20:00

Di: Laura Daverio, da Città del Messico

“¡Vivienda sí, Mundial no!” (Casa si, mondiale no) si leggeva ieri su un cartello esibito durante la manifestazione a Città del Messico, un corteo che si è diretto verso lo stadio Azteca, uno dei palcoscenici principali del prossimo Mondiale di calcio del 2026. Erano residenti, studenti, attivisti che denunciano una crisi abitativa sempre più grave. La protesta è arrivata a meno di tre settimane da una mobilitazione ben più accesa e controversa nei quartieri con forte concentrazione di turisti e stranieri residenti,  Roma e Condesa, sfociata in episodi di vandalismo. Vetrine infrante, graffiti con scritte come “Kill a gringo (uccidi un Americano)” e “Stop stealing our home (Piantala di rubare le nostre case)”, oltre ad attacchi verbali a stranieri. Sulla questione è intevenuta anche a presidente, Claudia Sheinbaum, con parole di condanna  “Il Messico è un paese aperto al mondo, non si discrimina, non si possono giustificare comportamenti xenofobi”.

Nel 2022, in una mossa ampiamente criticata, Sheibaum che allora era sindaca della città, firmò un accordo con Airbnb per promuovere Città del Messico come centro globale per i lavoratori da remoto dichiarando di non riterere che l’azienda avrebbe causato un aumento dei prezzi per i residenti locali.

Oggi sindaca della capitale, Claudia Brugada, ha reagito annunciano piani e leggi per controllare gli affitti e regolare piattaforme di affitti brevi come Airbnb, oltre a prevedere la costruzione di appartamenti pubbici. Non è solo la mancanza di case, ma anche qualità abitativa, la stessa sindaca ha ammesso che oggi il 70% della popolazione di Città del Messico vive in una condizione di sofraffollamento. I cittadini hanno poca fiducia nelle istituzioni e l’impressione è che gli annunci arrivino troppo tardi, e senza l’urgenza che la situazione richiede.

Città del Messico non è nuova alla gentrificazione. Ma la pandemia, l’arrivo di lavoratori da remoto, soprattutto dagli Stati Uniti, e l’esplosione delle piattaforme di affitto a breve termine hanno portato il fenomeno a una nuova, brutale accelerazione. Uno studio pubblicato lo scorso anno ha rivelato che, tra il 2000 e il 2022, l’accessibilità abitativa a Città del Messico è crollata: i prezzi delle case si sono quadruplicati mentre i redditi dei messicani sono diminuiti, e in alcuni quartieri gentrificati il costo delle abitazioni è aumentato di otto volte. Oltre 100.000 persone ogni anno sono costrette a lasciare la propria abitazione perché non riescono più a permettersela.

Tutto questo evidenzia l’enorme problema di ineguaglianza che si vive nella città. Eppure la rabbia non nasce solo dalla questione economica, la gentrificazione intacca lo stesso concento di identità. Non è raro camminare per le strade nei quartieri di Condesa o Roma Nord, tra edifici in stile neoclassico e art decò che ospitano ristoranti e caffetterie, e sentir parlare più inglese che spagnolo. Per molti non è altro che una nuova forma di colonizzazione, sostenuta da stato, imprese e istituzioni che privilegiano chi ha più potere d’acquisto. Il paradosso è che molti degli stranieri arrivano attratti proprio da quella cultura che la gentrificazione sta cancellando. E poiché gli stranieri sono in gran parte statunitensi, si innescano complessi sentimenti, dovuti alla burrascosa relazione tra I due paesi e alla ricorrente retorica di demonizzazione dei migranti messicani negli Stati Uniti.

La città, intanto, si prepara ad accogliere il Mondiale del 2026. Un evento che dovrebbe portare benefici economici, ma che molti temono possa peggiorare ulteriormente la situazione. “Sin regulación no hay Mundial (Senza regolamentazione non c’è il Mondiale)”, avvertivano le scritte durante la manifestazione di domenica. Per molti residenti, l’evento rischia di essere il pretesto per nuovi sfratti, nuove speculazioni, nuovi Airbnb.

Il piano anti-gentrificazione presentato da Brugada include strumenti giuridici, un osservatorio sulla casa e incentivi per il commercio locale. Ma mancano ancora dettagli fondamentali, in particolare su come sarà effettivamente regolata l’attività delle piattaforme digitali. Airbnb, che ha oltre 26.500 proprietà in affitto nella capitale, continua a difendere il proprio ruolo, affermando di avere generato oltre un miliardo di dollari per l’economia locale solo lo scorso anno.

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