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Lotta alle armi in Messico, una svolta

La causa del Governo messicano contro i produttori di armi statunitensi arriva alla Corte Suprema  

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RG 12.30 del 05.03.2025 - Il servizio di Laura Daverio

RSI Info 05.03.2025, 11:40

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Di: Laura Daverio 

Se la retorica del presidente Trump appare particolarmente incendiaria e irrispettosa, le pressioni degli Stati Uniti sul Messico affinché limiti il traffico di droga verso il nord non sono una novità. Il Messico conta oltre 460’000 morti dal lancio della disastrosa guerra alla droga nel 2006, durante la quale gli Stati Uniti hanno investito miliardi di dollari per modernizzare l’esercito messicano. La guerra è però risultata un fallimento, il commercio di droga è cresciuto introducendo droghe sempre più mortali, come il Fentanyl, e la violenza causata dagli scontri con i cartelli viene pagata ancora oggi dalla popolazione.

Le autorità messicane riconoscono numerose responsabilità al loro vicino. Il Paese, infatti, vanta una legislazione sulle armi estremamente rigida, rendendo molto difficile l’acquisto legale di un’arma; nel territorio esiste un solo negozio autorizzato, ed è controllato dall’esercito. Tuttavia, l’acquisto illegale di armi è molto più semplice. Si stima che in Messico ci siano circa 13 milioni di armi non registrate, l’80% delle quali è stato acquistato negli Stati Uniti. Di conseguenza, l’esercito messicano si trova a dover affrontare gruppi criminali che possiedono armi di calibro elevato, talvolta addirittura più potenti di quelle in dotazione alle forze armate. Le armi vengono acquistate principalmente da cittadini statunitensi, che poi le trasportano oltreconfine in auto. I controlli sono minimi.  

Da anni il Governo messicano ha intentato cause contro produttori e distributori di armi statunitensi, accusandoli non solo di essere a conoscenza di dove finiscono le armi, ma addirittura di favorire le vendite attraverso un marketing mirato e una distribuzione strategica vicino al confine. Il Governo messicano richiede un risarcimento di 10 miliardi di dollari e, soprattutto, un controllo più rigoroso sulla vendita delle armi. Fino a oggi, però, queste cause non hanno avuto esito positivo, ma nuovi sviluppi potrebbero adesso cambiare le dinamiche.

La causa è stata presentata martedì alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha ascoltato le argomentazioni in merito. Con una maggioranza conservatrice di 6 giudici su 9, ha dimostrato un iniziale scetticismo, ma deve ancora esprimersi ufficialmente. È importante anche ricordare che, solo pochi giorni fa, su richiesta del presidente Trump, il Dipartimento di Giustizia ha incluso sei cartelli della droga nella lista delle organizzazioni terroristiche. Per il Messico, questa classificazione comporta un impatto reputazionale che potrebbe riflettersi su settori come il turismo, gli investimenti e finanza. Tuttavia, la nuova lista implica anche che le compagnie statunitensi stiano vendendo armi a gruppi considerati terroristi, un’accusa molto più grave. Comunque decida la Corte, la causa ha ottenuto una grande visibilità, mettendo sotto i riflettori i meccanismi per cui, a partire dagli Stati Uniti, le armi arrivano in mano ai cartelli della droga, e in questo momento di intense negoziazioni con l’amministrazione Trump potrebbe fare la differenza.

Poiché il crimine organizzato è coinvolto sia nella produzione e nel commercio della droga, sia nel controllo delle vie migratorie, il Governo messicano ha tutto l’interesse a mantenere sul tavolo la questione delle armi.

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