Secondo una prima ricostruzione, un agente dell’immigrazione è stato ucciso a Ciudad Juárez, al confine con El Paso, negli Stati Uniti, dopo aver chiesto i documenti a un gruppo di migranti che lo avrebbero aggredito. Juárez, con 1’600’000 abitanti, è la decima città più pericolosa del mondo, contando oltre 77 omicidi per 100’000 abitanti, eppure l’omicidio di un agente è un caso raro. Tre persone sospette sono state arrestate, due di nazionalità venezuelana e una colombiana.
La frontiera tra Messico e Stati Uniti è una zona calda, controllata dal crimine organizzato che gestisce il traffico di migranti, droga e armi. Meno di due settimane fa, a poca distanza dalla città, sono state rinvenute 11 fosse clandestine con almeno 12 corpi. Un fatto che qui fa appena notizia.
Le città di confine, come Juárez, sono meta di ondate di migranti, che arrivano stremati da un viaggio segnato da violenze ed estorsioni. Nel 2018, Juárez disponeva di soli due rifugi per migranti; oggi ne conta 35. La situazione è destinata a peggiorare con l’imminente ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, il prossimo 20 gennaio. Durante la campagna elettorale, Trump ha promesso espulsioni rapide e di massa, criminalizzando i migranti indipendentemente dai motivi che li hanno portati alla frontiera. Tuttavia, non ha fornito dettagli su come affrontare problemi logistici, costi e personale necessari per tali operazioni.
Se non si sa cosa aspettarsi sul medio e lungo termine, tutti sono convinti che ci saranno espulsioni rapide, numerose e altamente pubblicizzate almeno all’inizio.
Trump intende anche eliminare l’app CBP One, introdotta dall’amministrazione Biden nel gennaio del 2023. Consente ai richiedenti asilo di prenotare un appuntamento per presentare il loro caso in modo legale, pur senza garantire il diritto di rimanere negli Stati Uniti. Grazie a CBP One, 800’000 persone hanno attraversato la frontiera in modo ordinato, sebbene l’app non abbia risolto il problema, poiché le richieste superano di gran lunga le disponibilità. La sua abolizione, però, segnala un ulteriore irrigidimento delle politiche di confine, spingendo numerose carovane di migranti a muoversi rapidamente verso il nord del Messico prima del cambio di amministrazione alla Casa Bianca.
Nel frattempo, il governo messicano ha intensificato i controlli, aumentando i rimpatri. La pressione deriva dalle minacce di Trump di imporre dazi del 25% sulle esportazioni messicane se non vengono prese misure concrete per arginare l’immigrazione clandestina e il traffico di droga.
In tutto questo gli agenti dell’immigrazione sono temuti non solo per possibili detenzioni e rimpatri ma anche per casi di estorsione e altri abusi. Fu proprio nella città di Juarez, nel marzo del 2023, che un incendio all’interno di un centro di detezione dell’Istituto Nazionale di Migrazione portò alla morte di 40 persone. Gli agenti lasciarono l’edificio senza aprire le celle dove si trovavano i migranti.
Nuove fosse clandestine in Messico
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