Rapperswil, Zugo, Ginevra e ora Friborgo. È terminata per il quarto anno consecutivo ai quarti di finale la stagione del Lugano, un’annata fortemente condizionata da una quantità infinita di infortuni che non hanno però inficiato il lavoro di Luca Gianinazzi e il suo staff (voto: 4,5), capaci di barcamenarsi nelle difficoltà più estreme pur commettendo qualche comprensibile errore. Oltre alle assenze però, i bianconeri hanno dovuto far fronte alle prestazioni deludenti di diversi dei propri elementi, con Hnat Domenichelli (voto: 3,5) che ha avuto sì l’intuizione Joly, ma che ha pure toppato troppe scelte a livello di imports, difensore straniero su tutti.
Portieri
Schlegel 5,5: la sua assenza negli ultimi due mesi di regular season e nelle prime sfide di postseason ha dimostrato quanti progressi abbia fatto il numero 34. Imprescindibile e solidissimo, ha convinto la società che si può fare a meno di un portiere straniero per i prossimi anni. Soprattutto viste le prestazioni fornite contro il Friborgo, con dei playoff chiusi con il 93,88% di parate.
Koskinen 3,5: il portiere d’importazione dovrebbe essere un valore aggiunto. Il finlandese non lo è stato. La speranza di poter riammirare le sue prestazioni della postseason di 12 mesi fa è rimasta tale. Sotto il 90% di interventi riusciti sia in regular season sia nelle prime due gare dei quarti di finale (addirittura terminate con un desolante 84%).
Fatton 3,5: non è riuscito a cogliere le (poche) occasioni che gli sono capitate. Ha l’attenuante di esser stato lanciato nella mischia dopo diversi mesi senza scendere in pista, ma il 22enne ha dimostrato di essere ancora acerbo per poter giocare in National League.
Difensori
Alatalo 4: a Lugano non si è mai visto il regista sulla blu del powerplay ammirato a Zugo, ma riesce a fornire un contributo alla causa migliore rispetto allo scorso anno. Nella postseason si stava addirittura esaltando (2 gol nei derby di play-in e 5 punti nei quarti), prima dell’immancabile svarione: quel disco perso nella settima gara di una serie in cui la squadra che ha segnato per prima ha sempre vinto è stato forse decisivo.
Andersson 3,5: evita il gioco fisico come i vampiri la luce del sole. Durante la sua - faticosa - stagione gli è anche capitato di uscire dal top 6, prima di riapparire in prima linea e anche di gestire la linea blu in powerplay, con risultati non particolarmente brillanti. La crescita registrata sul finale non gli permette però di arrivare alla sufficienza.
Guerra 3,5: qualche alto ma anche diversi bassi per il ticinese, che non è più riuscito ad esprimersi ai livelli della scorsa postseason. Tanti gli errori in stagione, nei prossimi anni - rinnovo fino al 2027 per lui - dovrà limarli.
Hausheer 4-: usato con regolarità soprattutto nella seconda parte di stagione causa infortuni, ha mostrato buone potenzialità ma pure tanta sufficienza in diverse giocate. Il margine di crescita c’è, da ridurre gli errori grossolani.
LaLeggia 3: scelto per aiutare la squadra in costruzione e in powerplay, si fa notare soprattutto per gli innumerevoli svarioni difensivi. Le cose migliori le fa vedere quando viene schierato all’ala per necessità (9 i gol stagionali), ma con l’infortunio di Schlegel e l’arrivo di Quenneville viene definitivamente relegato in tribuna. Bocciato, lo rivedremo in bianconero?
Mirco Müller 5: un passo alpino invalicabile per tantissimi attaccanti. Potrebbe azzardare qualche tiro o quanto meno qualche appoggio in più verso la porta avversaria. Va in difficoltà nelle prime due gare dei quarti finale, poi ritorna a essere… Mirco Müller. In difesa non vende sogni, ma solide realtà.
Jesper Peltonen 5: la vera sorpresa della stagione bianconera. Arrivato senza grandi aspettative, in poco tempo ha dimostrato di essere un difensore solido ed affidabile come dimostra il bilancio di +16 (secondo tra i difensori dietro solo a Müller).
Tennyson 4,5: dopo un anno senza giocare una partita vera viene buttato nella mischia al tramonto della stagione senza sfigurare. Come giusto che sia pensa principalmente a essere giudizioso difensivamente, lavoro che migliora ulteriormente nei playoff. Come difensore difensivo il Lugano potrebbe anche farci un pensierino per il campionato a venire.
Wolf 4,5: il suo onesto e affidabile contributo non lo fa mai mancare. Soprattutto in regular season l’allenatore gli dà molto ghiaccio e l’austriaco vive un momento di gloria a gennaio quando realizza tre gol nel back to back contro il Berna.
Attaccanti
Arcobello 5-: la stagione della rinascita per lo statunitense, tornato su buoni livelli dopo un campionato difficile. Accettato il ruolo meno “dominante” rispetto al passato, il numero 36 è stato uno dei più costanti nella formazione bianconera, chiudendo anche come quarto miglior marcatore della regular season.
Canonica 4: alla prima stagione tra i professionisti l’infortunio al polso lo tiene a lungo fuori e quindi ha avuto bisogno un po’ di tempo per entrare nel ritmo. Campionato di apprendistato.
Carr 4,5: vive alti e bassi con l’acuto della tripletta in gara-4 dei quarti di finale dei playoff. Un infortunio non gli permette di avere continuità di rendimento. Chiude la stagione indossando il casco giallo, che sia di buon augurio per il prossimo campionato.
Cjunskis 4,5: prezioso quando Gianinazzi si è trovato in emergenza, non ha lesinato soprattutto energia e intensità. Si è tolto anche lo sfizio di segnare il suo primo gol in National League.
Cormier 4: il figlio di Derek ha mostrato cose interessanti, schierato spesso nel top 6 soprattutto nella seconda parte di stagione. Forse ancora un po’ acerbo a questi livelli, tanto da finire in tribuna nei playoff.
Fazzini 4,5: quest’anno si è riscoperto non solo scorer ma anche buon assistman. Nonostante le 16 reti in stagione, ha avuto diversi momenti di vuoto, colmati sì con tanta energia e voglia ma con poca efficacia in zona gol. In difesa poi restano i soliti limiti, come dimostra il peggior +/- della squadra (-11).
Gerber 3,5: non riesce a guadagnarsi il posto e una volta annunciato l’addio al Lugano perde anche la fiducia del tecnico che lo lascia ai margini.
Granlund 4: pessimo nei primi mesi di campionato, il finnico era in netta ripresa prima di doversi arrendere ad un grave infortunio al ginocchio. Senza di lui il Lugano ha faticato soprattutto nella gestione del powerplay, esercizio in cui il numero 60 è maestro. Su di lui sembrerebbe esserci il Ginevra, potrebbe essere una grave perdita.
Joly 5-: très…Joly in regular season, molto meno sul finale di campionato e nella postseason. Con le sue mani educate il canadese dispensa giocate d’alta classe, ma in carriera ha accumulato poca esperienza di playoff e si è visto: quando i giochi sono diventati più seri è rimasto ai margini. Contro il Friborgo solo un acuto in gara-6.
Kempe 3: arrivato in corso d’opera dopo una telenovela di quasi un mese, lo svedese non ha mai lasciato il segno. Fuori forma nei primi match, è stato accantonato al rientro degli infortunati venendo poi rispolverato come centro della quarta linea contro il Friborgo. Era davvero necessario il suo ingaggio?
Morini 4+: la sfortuna si è abbattuta su di lui proprio nel momento migliore della stagione. L’italiano aveva trovato un’ottima intesa con Joly e Thürkauf dopo un inizio di campionato sotto le aspettative, ma il bruttissimo infortunio a una gamba lo ha tolto dai giochi. Tradito dalla sua generosità.
Marco Müller 4,5: fermo per oltre quattro mesi a causa di un infortunio alla caviglia, al suo rientro il numero 10 ha subito fatto vedere quanto è mancato al Lugano durante la sua assenza. La sua intelligenza e la sua energia sono imprescindibili al momento per i sottocenerini.
Patry 4: tormentato dagli infortuni, non ha mai potuto mostrare appieno il suo potenziale. Nei pochi minuti sul ghiaccio però si è fatto apprezzare per la sua grinta, uscita soprattutto durante dei playoff in cui si è ritagliato un posto da titolare.
Aleksi Peltonen NG: giunto alla Cornèr Arena a inizio gennaio per sopperire ai tanti infortuni, ha fatto spola tra la quarta linea e il ruolo di 13o attaccante, senza impressionare.
Quenneville 3: semplicemente un acquisto sbagliato (come del resto Kempe, Ruotsalainen e LaLeggia). I numeri che fece registrare a Zurigo nella stagione 2021-22 (20 reti e 17 assist) hanno rappresentato solo un’illusione. Pochi punti e troppe penalità dannose.
Ruotsalainen 3: la stagione era iniziata sotto i migliori auspici, con quell’airhook che aveva fatto sognare i tifosi. Sogno trasformatosi in incubo, perché il finnico ha deluso sotto ogni aspetto - dai soli 5 gol segnati alla fumosità del suo gioco - finendo pure in tribuna in varie occasioni. Timidi segnali di risveglio si sono visti solo nei playoff, avrà modo di rifarsi la prossima stagione?
Thürkauf 5,5: stagione eccezionale quella del capitano bianconero, vera e propria anima della squadra e trascinatore per tutta quanta la regular season. Il numero 97 è stato per lunghi tratti il giocatore più dominante del campionato, chiudendo con 60 punti in 52 partite. Arrivato spompato alla postseason, non incide nel play-in e fino a gara-5 contro il Friborgo non riesce a farsi vedere, poi si iscrive alla contesa, ma forse è troppo tardi.
Verboon 4,5: in ogni cambio non fa mai mancare un’enorme dose di energia. Ha assorbito piuttosto bene il salto dall’hockey universitario a quello dei professionisti riuscendo a ritagliarsi un buon minutaggio di gioco.
Walker 4: dopo aver saltato praticamente tutta la scorsa stagione, il 37enne ha subito un nuovo infortunio che l’ha tolto dai giochi anzitempo. Il suo carisma e la sua leadership non si discutono così come la sua fisicità, ma è in scadenza: vista l’età, verrà rinnovato?
Zanetti 4-: terminato l’effetto sorpresa della scorsa stagione, il 22enne ha indubbiamente faticato. La velocità, suo punto di forza, non è più abbastanza. Come Verboon non fa mai mancare pattinaggio e voglia ma fisicamente ha sofferto di più. Scivolato pian piano in coda alle gerarchie per assumere un ruolo da comprimario.
Rete Uno Sport
Rete Uno Sport 29.03.2024, 07:15