Parigi 2024 sta proclamando, dal momento della propria candidatura, di voler essere l’Olimpiade dell’inclusione e della parità di genere. Tutto bene, tutto perfetto: stesso numero di atleti uomini e donne, trattamento equo. Però, oltre ai giustissimi temi trattati, nella Ville Lumière bisognerebbe anche prestare attenzione alle piccolezze e ai dettagli, che poi così dettagli non sono. Sono già parecchi gli errori commessi, che hanno creato non poco imbarazzo al CIO e al comitato organizzatore dell’evento.
Pronti, via, ed ecco subito il rischio di una crisi diplomatica: la Corea del Sud annunciata con il nome della Corea del Nord durante la cerimonia d’apertura. Apriti cielo. Sono arrivate innumerevoli lamentele dal paese asiatico (in aperto conflitto con i vicini), con richieste di incontri con Thomas Bach e gli alti membri dell’organizzazione. Il giorno dopo, nella pallavolo, la confusione riguardo alla nazionalità dell’arbitro Vladimir Simonovic. Oggi, altro imbarazzo: storico debutto del Sud Sudan alle Olimpiadi nel basket, ma l’inno suonato alla presentazione delle squadre è quello del Sudan (paese da cui il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza nel 2011 dopo anni di guerre interne). Nella marea di eventi in programma gli errori possono starci, sia chiaro. Basterebbe solo un po’ meno superficialità e un po’ di attenzione in più.