Parigi si veste a festa per la terza Olimpiade della sua storia

Per la terza Olimpiade estiva della propria storia, dopo quelle del 1900 e del 1924, Parigi prometteva - in perfetto stereotipo francese - di organizzare i più spettacolari Giochi di sempre: da una cerimonia monstre alle gare nel fiume cittadino, passando per location mozzafiato e un villaggio innovativo favorevole all’ambiente. Promesse rimaste a metà, perché se da un lato non si può negare la bellezza delle venues parigine e il coinvolgimento a volte travolgente del pubblico, dall’altro ci sono stati problemi organizzativi enormi a partire dalla pulizia della Senna, vero e proprio... buco nell’acqua (pardon), fino alle lamentele degli atleti per i propri alloggi. Ad accendere le luci della Ville Lumière ci hanno così pensato i grandi campioni, confermandosi nell’Olimpo dei loro sport o raggiungendo un traguardo cercato tutta una carriera.

Ma partiamo dall’inizio, ossia dalla cerimonia d’apertura. Uno spettacolo figlio della “grandeur” francese, che per aprire i Giochi ha voluto esagerare. Per la prima volta infatti la sfilata degli atleti non si è tenuta in uno stadio, bensì su 94 bateaux-mouches lungo 6km di percorso sulla Senna, per poi arrivare al Trocadéro per il gran finale. Un’idea intrigante e avvincente, con diversi spettacoli organizzati sulle rive del fiume, dal teatro alla storia, fino a Lady Gaga, ma che ha costretto pure a un dispiegamento di forze dell’ordine enorme per evitare problemi legati a terrorismo e proteste anti-governo. Tra tutte queste precauzioni, agli organizzatori deve essere sfuggita la possibilità di pioggia, che è invece caduta costantemente per tutto il tempo lasciando gli atleti zuppi e in balia delle intemperie. Da brividi per contro il gran finale, con l’esibizione di Céline Dion direttamente dalla Tour Eiffel a scaldare i cuori insieme alla fiamma olimpica, accesa dalla coppia formata da Teddy Riner e Marie-José Pérec.

La Senna non è però stata protagonista soltanto della cerimonia. Il fiume infatti ha fatto parlare di sé soprattutto per lo stato delle sue acque, considerate fino a poche ore dall’inizio dei Giochi troppo sporche per poterci gareggiare a causa dei batteri Escherichia Coli. L’idea di far disputare il nuoto in acque libere e il triathlon nella Senna ha fatto storcere il naso a molti fin dall’inizio (e non solo per gli 1,5 miliardi di euro utilizzati per sanificare il fiume) e solo dopo diversi rinvii le gare sono andate in scena. Ma le polemiche non si sono placate, visto che diversi nuotatori e triatleti si sono sentiti male dopo le proprie fatiche. Atleti che hanno avuto da ridire pure sugli alloggi del villaggio, pensati per rispettare la natura ma meno gli sportivi che li hanno abitati. Senza aria condizionata nelle torride notti parigine tanti infatti hanno preferito dormire nei prati adiacenti agli edifici, come Thomas Ceccon.

Se a livello organizzativo non tutto è andato per il meglio, dal punto di vista sportivo la Francia ha sbancato. Trascinata da un pubblico che ha sempre spinto oltre i propri limiti gli atleti di casa, i transalpini si sono portati a casa ben 64 medaglie (record nazionale), terminando al quinto posto in classifica dietro solo a superpotenze come Stati Uniti, Cina, Giappone e Australia. Il primattore per i Bleus è stato sicuramente Léon Marchand, dominatore delle gare di nuoto e beniamino de “La Défense Arena” insieme all’addetto per il recupero di una cuffia.

Le Olimpiadi però sono anche libri in cui vengono scritte grandi storie e Parigi 2024 non è stata da meno. Partendo dall’atletica, sono stati i Giochi di Noah Lyles, nuovo uomo più veloce della terra nella finale dei 100m più tirata di sempre. O di Armand Duplantis, che ha confermato il titolo conquistato in Giappone facendo vibrare lo Stade de France con il nuovo record del mondo.

È stata l’Olimpiade del ritorno in auge di Simone Biles, liberatasi dai demoni di Tokyo e tornata a vestirsi d’oro, ma pure di Rebeca Andrade, l’unica a relegare al secondo posto la statunitense. E sempre di Stati Uniti si parla, ma stavolta della palla a spicchi, guidati dal vecchio trio terribile James-Curry-Durant per riuscire a superare Serbia e Francia al penultimo e ultimo atto. Quinto oro consecutivo per gli States, con i grandi vecchi che hanno dato un ultimo colpo di coda.

Ma è stata pure l’Olimpiade delle prime volte: della Nazionale femminile italiana di pallavolo, con quel genio di Julio Velasco in panchina, che per la prima volta è salita sul tetto del mondo. O di Novak Djokovic, a cui mancava solo il titolo a cinque cerchi per coronare una carriera in cui ha vinto tutto. Ci è riuscito a 37 anni, dopo aver eliminato sul suo cammino il suo grande rivale Rafael Nadal, e aver battuto dopo 3 ore di interminabile battaglia un nuovo spagnolo terribile, Carlos Alcaraz. Buttandosi a terra, piangendo come un bambino, rendendoci tutti partecipi della sua gioia.

È stata infine l’Olimpiade di Snoop Dogg. Scelto dalla rete americana NBC per riportare in alto gli ascolti dopo il disastro di Tokyo 2020, il rapper ha decisamente rubato la scena a tutti quanti. Come tedoforo, come commentatore, nelle gag vestito da sportivo e nelle apparizioni all’interno delle arene. Una scelta pagante sia per l’emittente che per il 53enne, diventato il beniamino delle folle.