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Camera d’eco

Gnosi delle fanfole - Fosco Maraini

Le parole di Fosco Maraini riescono a lasciare chiunque a bocca e orecchie aperte!

  • 18.03.2023
  • 4 min
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Il lonfo non vaterca né gluisce

e molto raramente barigatta,

ma quando soffia il bego a bisce bisce

sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta.

Buongiorno, mi chiamo Marica Iannuzzi e sono una studentessa dell’Università di Zurigo.

Quello che avete appena ascoltato è l’incipit di Il lonfo, una delle fanfole più famose di Fosco Maraini. La sua raccolta è stata pubblicata per la prima volta negli anni ’60 ed è stata riedita nel 2019 dalla Nave di Teseo con il titolo Gnosi delle fanfole.

Ma cosa è una fanfola? Esperimenti di poesia metasemantica – così la definisce l’autore stesso nell’introduzione. Un componimento poetico, quindi, con il quale il poeta sperimenta la poesia (meta)semantica, una poesia che va “al di là” delle parole. Le parole sono apparentemente senza significato, ma rispettano le regole della grammatica e della metrica e i suoni richiamano a qualcosa di conosciuto.

Il padre della fanfola è Fosco Maraini, autore italiano, amante e insegnante di lingue e culture orientali e padre della nota scrittrice Dacia Maraini. Nasce nel 1912 a Firenze e nel ‘38 si trasferisce con la famiglia in Asia, dove rimane fino al ‘45 per poi tornare in Italia. È a lui che si deve anche la nascita del termine metasemantica, la tecnica letteraria usata proprio nella sua raccolta di fanfole.

La raccolta Gnosi delle fanfole di Fosco Maraini può essere considerata un capolavoro d’invenzione letteraria che raccoglie esperimenti straordinari. A prima lettura i testi possono sembrare confusi, insensati, enigmatici, ma leggendo e rileggendo si possono carpire immagini e narrazioni che – pur travalicando il lessico comune e ordinario – si rivelano linguaggio comunicante. Perché è proprio il linguaggio il vero protagonista. L’autore accosta liberamente parole, il cui suono richiama a forme e a strutture conosciute. Ogni fanfola ha un titolo e ognuna racconta qualcosa e ha un senso proprio. Alcune hanno un tono ironico, altre malinconico, altre ancora esprimono dichiarazioni d’amore o domande esistenziali.

Per l’autore la parola è una caramella, qualcosa da rigirare tra lingua e palato con voluttà, a lungo, estraendo fiumi di sapori e delizie. Le parole sono evocative, la fanfola è un testo evocativo, nel quale chiunque, leggendolo – e l’autore consiglia di leggerlo ad alta voce – troverà il proprio significato.

E il bello, per me, sta proprio in questo: decifrare una lingua privata e segreta e assistere a veri e propri spettacoli di magia realizzati con le parole. Io ve lo assicuro: tra scontri e incontri di suoni, tra lingua e fantasia, le parole di Fosco Maraini riescono a lasciare chiunque a bocca e orecchie aperte!

E un’ultima cosa prima di concludere: durante la lettura o l’ascolto delle fanfole… fate attenzione al vecchio lonfo ammargelluto!

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