«La strada di mille miglia inizia con il primo passo.»
La voce dietro al microfono è di Nicola, per quella che potrebbe essere la sua ultima recensione. A chiudere il mio ciclo di consigli letterari vi porto nuovamente un’opera che proviene dal paese del Sol Levante: Musashi. Scritto da Eiji Yoshikawa, apparve per la prima volta a puntante su di un prestigioso giornale nipponico tra il 1935 e il 1939. La prima edizione Superbur della Biblioteca Universale Rizzoli risale al 1994, con la traduzione italiana di Pier Francesco Paolini.
Musashi è un romanzo storico che narra le gesta di Miyamoto Musashi, celebre spadaccino noto per l’utilizzo di due spade, nato probabilmente nel 1584 e morto nel 1645. Pur mantenendosi fedele ai fatti storici, Yoshikawa intreccia abilmente dettagli di fantasia, come le imprese ardimentose, le coincidenze fatali, e una grande storia d’amore autenticamente giapponese. Quest’opera non solo ha goduto di molteplici pubblicazioni in volume, ma sono stati tratti ben sette film e svariate opere teatrali.
Passiamo ora alle tre ottime ragioni per leggerlo. Per prima cosa, essendo un romanzo storico, la storia narrata restituisce in maniera fedele un pezzo cruciale della storia giapponese. Per i grandi appassionati di storia è dunque una chicca imperdibile. Un secondo punto di forza deriva dal Musashi storico, il quale non era solo un abile spadaccino, ma aveva anche scritto delle opere filosofiche di cui siamo tutt’ora in possesso. Leggere Musashi è dunque un modo per iniziare ad avvicinarsi alla sua filosofia e agli insegnamenti della cosiddetta Via della Spada. La citazione in apertura non era che un assaggio di questi scritti. Infine la parte “romanzata” della storia sarà in grado di catturare tutti i lettori grazie alla varietà degli episodi, degli incontri e delle avventure che vivrà il protagonista.
Cosa ci racconta Musashi? Come anticipato il romanzo storico segue la vita di Miyamoto Musashi e lo fa partendo dal dato storico della battaglia di Sekigahara, avvenuta nel 1600. Il giovane Shinmen Takezō, che solo in seguito diventerà Miyamoto Musashi, giace ferito tra i cadaveri di quella terribile battaglia. L’avventura di Takezō non poteva cominciare in modo peggiore: uno sconfitto dalla storia. Grazie all’aiuto dell’amico Matahachi, anche lui scampato alla disastrosa battaglia, Takezō si riprenderà dalle ferite e dalla delusione della sconfitta. Inizia così per i due giovani un lungo viaggio fatto di incontri e di separazioni, di rocambolesche fughe, di storie d’amore e soprattutto di duelli. A cambiare la vita di Takezō sarà specialmente l’incontro con il monaco Takuan, che lo convincerà ad adottare il nome di Miyamoto Musashi e seguire la Via della Spada. Da quel momento in poi Musashi vivrà solo per la Via, con l’obiettivo di diventare il migliore di tutti. Fondamentale per Musashi sarà anche la sua storia d’amore con l’amica d’infanzia Otsū, la quale passerà la vita cercando di ricongiungersi al suo amato, per poi riuscirci prima di uno dei momenti più noti del romanzo: il duello contro Sasaki Kojirō, divenuto ormai l’emblema dei duelli tra samurai.
Quello che riesce a fare Yoshikawa è dunque catturare un preciso momento storico e restituircelo nella sua realtà. Quel periodo fu un periodo di transizione estremamente tumultuoso, dove dopo anni di guerre tra i signorotti locali, i cosiddetti daimyō, la nazione venne finalmente unificata sotto il potere del primo shōgun, Tokugawa Ieyasu. La dinastia dei Tokugawa portò al Giappone duecento anni di pace e prosperità, con una profonda e netta divisione delle classi sociali, ma ci vollero tre generazioni per ottenere quel risultato. Negli anni della vicenda di Musashi la situazione era però ancora instabile, e il romanzo mostra bene i fermenti sociali e gli spostamenti avvenuti. Con la pace si giunse alla realizzazione che il potere militare non era più indispensabile, mentre era fondamentale il talento amministrativo. I samurai si trasformarono così in burocrati. Più delle prodezze di guerra contavano disciplina, autocontrollo e istruzione. E così Miyamoto Musashi si fa portavoce di questa transizione, passando da combattente istintivo a uno che anelava l’autodisciplina zen, alla completa padronanza interiore di sé e un senso di comunicazione con la natura circostante. Da semplice samurai a fondatore di una scuola di scherma e filosofo. Insomma In tempo di pace le arti marziali diventano un mezzo per rinvigorire il carattere.
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