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La passeggiata - Robert Walser

La chiave per accedere alla scrittura di Robert Walser sta in quello che l'autore non dice e nella nostra capacità di vedere oltre, di comprendere i sentimenti che muovono il suo animo.

  • 17.06.2023
  • 4 min
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Gottfried Keller, Johann Peter Hebel, Robert Walser. Sono nomi che a generazioni passate susciteranno forse qualche ricordo studentesco, ma alle orecchie del lettore di oggi paiono ormai vuote di significato. Se aggiungessimo però alla lista alcuni altri elementi, Dürenmatt e Frisch, per esempio, o, ancora, i più recenti Paul Nizon, Gehrard Meier e Peter Bichsel nessuno stenterebbe a riconoscere la linea che collega tre importanti generazioni di scrittori svizzeri.

Sono Michele Marchioni e quest’oggi vi accompagnerò in un viaggio a ritroso, alla riscoperta di una delle voci più importanti del nostro panorama letterario. Stiamo parlando di Robert Walser, nato a Bienne nel 1878 e morto a Herisau, nel Canton Appenzello, nel 1956. Il libro che vi voglio presentare venne pubblicato nel 1917 con il titolo Der Spaziergang, la passeggiata, presso l’editore Huber di Frauenfeld. È un breve testo, di circa un centinaio di pagine, che è possibile trovare nella traduzione italiana curata da Emilio Castellani per la casa editrice Adelphi.

Prima di tutto però, chi era Robert Walser? "Le tracce che Walser lasciò sul suo cammino furono così lievi che hanno rischiato di disperdersi" nota Georg Sebald, in un saggio in memoria dello scrittore. Giovanni Orelli si domandava, invece, in occasione del centenario dalla nascita, quanta dimestichezza potesse avere il pubblico con questo autore, o se Walser non fosse, in fondo, uno sconosciuto Carneade.

Eppure, egli ebbe tanti e grandi lettori, che di lui ebbero grande considerazione. Ricalcando parole altrui e cercando di tracciare un paragone con altri autori, potremmo dire che se la fortuna di Gogol fu determinata dal giudizio positivo di Dostoevskij e se la fortuna di Twain fu legata a quanto di lui ebbe a dire Hemingway, il successo di Walser è legato in gran parte al riconoscimento che gli tributarono altri grandi scrittori.

La passeggiata è l'opera che più di altre si avvicina a raccogliere lo spirito dello scrittore e può essere considerata a buona ragione come il modello primario di successive e precedenti variazioni. Qui sono raccolti i temi che riaffiorano altrove nei suoi scritti e qui si esprime al meglio il suo stile nomade e vagabondo. Essa è il racconto in prima persona di un breve viaggio fatto di incontri, arresti, cambi di direzione improvvisi, digressioni e pensieri transitori. In questa gita, che si apre e si chiude nel corso di una giornata, siamo presi per mano dello scrittore, che ci invita a seguirlo e ascoltarlo, in una continua metamorfosi che porta il lettore a chiedersi se si stia ancora parlando del professor Meili, del libraio, del parrucchiere, del pranzo con la signora Aebi o di tutt'altro.

La difficoltà del lettore odierno ad avvicinarsi a Walser non sta nel carattere schivo e sfuggente dello scrittore, che in vita non inseguì mai i riconoscimenti e la gloria letteraria, quanto piuttosto nella tendenza del pubblico a ritenerlo un ingenuo e semplice ritrattista di paesaggi. In parte siamo portati a questo equivoco dal carattere stesso della sua prosa, la quale si costruisce sugli incontri più incongrui, casuali e sorprendenti e sulla valorizzazione di cose all’apparenza insignificanti. Ma Walser non è né uno scrittore per semplici, né, come ebbe modo di definirlo Francois Bondy, uno "scrittore per scrittori". La chiave per accedere alla sua scrittura sta in quello che Walser non dice e nella nostra capacità di vedere oltre, di comprendere i sentimenti che muovono il suo animo.

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