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Traiettorie di sguardi- Geneviève Makaping

L’avanguardistico libro capovolge lo sguardo comune facendo emergere quello che è il razzismo strutturale presente in tutta Italia.

  • 03.06.2023
  • 4 min
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Buongiorno, mi chiamo Maddalena Muscionico e sono una studentessa di letteratura italiana presso l’Università di Losanna. Il libro di oggi rappresenta un vero e proprio lavoro pionieristico nell’ambito della letteratura multiculturale e intersezionale contemporanea. Il libro nasce per la prima volta nel 2001, momento in cui la restituzione autobiografica di scrittrici donne immigrate risulta essere praticamente inesistente.

L’intrigante racconto dell’autrice si sviluppa in una forma fluida e si costruisce attraverso l’esplorazione di vari generi, a partire da quello autobiografico, fino a toccare quello antropologico. È proprio la mancanza di modelli dai quali attingere, che porta alla luce un testo letteralmente unico nel suo genere e che difficilmente incontrerete di nuovo nelle vostre letture. Questo libro, scritto interamente tramite immagini quotidiane e comuni, offre uno spaccato esplicito, senza peli sulla lingua, di quella che è la percezione della nerezza in Italia e l’esperienza di discriminazione che ne deriva. L’oppressione, tuttavia, non sempre è violenta ed esplicita, ma può essere anche latente e sottile; proprio per questo, l’autrice cerca di levigare quello che è il nostro sguardo, insegnandoci innanzitutto a dirigerlo nella direzione giusta.

Traiettorie di sguardi racconta il viaggio attraverso numerosi paesi, affrontato dell’autrice Geneviève Makaping, immigrata in Italia dal 1982 partendo dal suo paese d’origine; il Camerun. Sempre più, lungo la sua vicenda e la sua esistenza, emerge una presa di coscienza dello sguardo degli altri nei suoi confronti, la consapevolezza di essere osservata e discriminata. Prestando i suoi occhi, l’autrice rende al lettore visibile quello che è il sistema binario alla base di un’intera società, nella quale esistono la normalità e gli altri, l’osservatore e l’osservato, il bianco e il nero. Ma non si limita solo a questo; Makaping ricollega questioni come l’immigrazione e il razzismo sistemico ad un’origine coloniale, formulando una linea del colore e sottolineando l’importanza della memoria pubblica e storica. L’autrice a tal proposito afferma: «Guardo me stessa che guardo loro che da sempre mi guardano».

In questo caso l’unilaterale traiettoria compiuta dallo sguardo comune viene ribaltata; infatti, ora sarà Makaping ad osservare, a ridefinire il suo percorso dal margine verso il centro attraverso l’autoaffermazione della propria identità e alterità. Per la prima volta la scrittrice ha il potere e il diritto di raccontare la propria verità, la propria complessa storia di migrazione, rendendo la scrittura uno dei tanti e forse più potenti luoghi di lotta. L’audace voce dell’autrice consente la decostruzione della nostra percezione nazionale etnocentrica, mostrandoci la possibilità di una diversa, ma non per questo meno vera, prospettiva e narrazione della storia.

Makaping attraverso questo libro ci insegna ad ascoltare le potenti voci di coloro che ingiustamente non hanno potuto parlare e soprattutto ci permette di metterci in discussione, interrogandoci su cosa voglia dire essere italiani oggi. Nel caso vi piacesse il libro e voleste approfondire l’argomento vi consiglio la lettura di Sangue giusto di Francesca Melandri, L’unica persona nera nella stanza di Nadeesha Uyangoda.

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