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L'amore ai tempi del colera - Gabriel García Márquez

 Tránsito Ariza era solita dire: “L’unica cosa di cui mio figlio è stato malato è il colera”. Confondeva il colera con l’amore, certo, già molto tempo prima che la sua memoria si imbrogliasse.

  • 26.11.2022
  • 4 min
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Sono Marta Pizzagalli, studentessa di Master in Lingua, letteratura e civiltà italiana all’USI. L’estratto che avete sentito viene da L’amore ai tempi del colera, romanzo di Gabriel García Márquez, scrittore colombiano, premio Nobel per la letteratura e uno dei maggiori rappresentanti sudamericani della corrente del «realismo magico».

Scritto nel 1985, il racconto è ambientato a Cartagena, in Colombia, e percorre mezzo secolo di vita dei suoi protagonisti, da metà dell’Ottocento al primo Novecento. La trama è semplice: due protagonisti, un amore platonico e non corrisposto. Florentino Ariza, anima poetica e idealista, trascorre «cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni» anelando l’amore di Fermina Daza, ragazza (e poi donna e poi vecchia) affascinante e di famiglia facoltosa. I destini dei due personaggi cambiano nel momento in cui il marito di Fermina Daza muore e Florentino Ariza, fino ad allora da lei sempre rifiutato, si presenta alla porta dell’amata. Accanto al tema della relazione si affaccia anche, pur restando in sottofondo, il tema della progressiva globalizzazione e industrializzazione, dalla pericolosa potenza distruttiva nei confronti dell’ambiente sudamericano.

Di contro a quanto si potrebbe credere, L’amore ai tempi del colera è ben lontano dall’essere un romantico romanzo rosa. Il tema dell’amore di coppia è affrontato con realismo e disincanto, manca l’idillio: il corpo è uno dei grandi protagonisti, come riflettore dei sentimenti dell’anima. Con realistica introspezione Gabo (come è soprannominato Márquez) narra anche dei rapporti sessuali e delle stitichezze e diarree di Florentino Ariza; narra senza pudore, ma sempre con poetico tatto. Non vi è idillio e ciò lo mostra anche il realismo del linguaggio: per quanto esso sia curato, nei dialoghi spesso i personaggi «parlano come mangiano», con sintassi semplice e utilizzando imprecazioni e termini scurrili; tanto che, durante la lettura, mi è capitato di restare stupita e divertita dall’imprevisto sbocciare di volgarismi.

Ho apprezzato particolarmente la penna acuta e ironica di Gabo, che conduce il lettore in modo estremamente affascinante e piacevole all’interno dei molteplici racconti che si intessono attorno alla trama principale. E, del resto, il procedere per digressioni caratterizza tutto il romanzo, dando la continua impressione che il narratore si sia distratto, come affascinato dalle altre storie incontrate nel mentre che narrava la sua. E così veniamo a conoscenza della storia del dottor Urbino, del suo pappagallo, dei commerci sul fiume e di tutte le donne che hanno accompagnato la solitudine di Florentino Ariza. Eppure no, il narratore non si è distratto: il fascino per le storie di uomini e donne che attraversano quella dei suoi protagonisti gli permette infatti di costruire non solo un dato contesto storico e geografico, ma anche una fine rappresentazione dell’umano, nella sua molteplicità e complessità, tanto che non è difficile, al lettore, trovare ove possa almeno in parte riconoscersi.

L’amore ai tempi del colera parla di amore e di morte e racconta di come questi due filoni attraversino la vita dei personaggi, talvolta fondendosi l’uno nell’altra. In L’amore ai tempi del colera vi è l’«amore addomesticato» di un lungo matrimonio, ma vi è anche, ed è questa la novità che ho trovato molto potente, l’amore di vecchiaia, che viene biasimato dalla società. Eppure, è poi vero che è «una porcheria» amarsi da vecchi?

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