Buongiorno a tutti, mi chiamo Vittoria Sessa ed attualmente sto terminando il mio ultimo anno di bachelor in lingua e letteratura inglese ed italiana presso l’Università di Ginevra.
Oggi vorrei proporvi un salto nel passato con la lettura delle Eròidi, opera scritta nel I secolo avanti Cristo da Publio Ovidio Nasone, uno tra i più noti esponenti della letteratura latina.
Il libro è costituito da una raccolta di lettere, per la precisione quattordici lettere fittizie, scritte dalle eroine della mitologia greca ai loro mariti o innamorati.
Troveremo dunque Penelope che scrive a Ulisse, angosciata per il prolungarsi dell’assenza del marito; la maga Medea che, piena di amarezza, minaccia Giasone che l’ha tradita, Fedra, una donna matura che prova a sedurre il figliastro Ippolito, e molte altre indimenticabili figure femminili.
Queste lettere contengono lusinghe, rimproveri e critiche, dolore, ma anche parole d’amore e tenerezza. Ovidio ci permette dunque di immergerci nell’intimità di questi famosi personaggi di cui tutti noi, bene o male, abbiamo sentito narrare le avventure e le gloriose imprese.
In questa raccolta di lettere, come detto in precedenza, il lettore potrà rivivere dei noti episodi contenuti nei miti greci, attraverso il punto di vista di un personaggio femminile. Sarà infatti il turno delle donne che abbiamo incontrato al fianco degli eroi, di raccontare i loro sentimenti.
Mi hanno particolarmente colpita le vicende di Didone e Arianna, che si trovano a fronteggiare entrambe il tradimento e l’abbandono dell’amato. Didone, nella sua lettera all’eroe troiano Enea, le prova proprio tutte per convincerlo a non abbandonarla: arriva perfino a ventilare una possibile gravidanza, frutto dell’amore con Enea, e, come ultima carta, minaccia il suicidio.
Questa raccolta di lettere mi ha piacevolmente stupita. Non conoscevo né l’autore né l’opera e, quando mi è stata presentata nell’ambito dei corsi che seguo all’università, temevo di trovarmi davanti al classico “mattone”, pesante nel contenuto, nello stile e nel linguaggio.
Sono invece rimasta toccata nel rendermi conto di quanto sia stato facile immedesimarsi nei sentimenti e nelle preoccupazioni di queste mitiche eroine, apparentemente così lontane nel tempo e dalla nostra realtà.
Penso che Ovidio sia riuscito con questa opera ad abbattere il muro temporale e culturale che lo separa dai lettori moderni, che sia riuscito a creare un ponte tra antichità e modernità. Trovo anche straordinario che Ovidio abbia scelto di dar voce alle donne, rendendole protagoniste della sua opera: una scelta insolita per quei tempi, moderna e, mi azzardo a dire, femminista.
Questa corrispondenza di lettere potrebbe essere una lettura interessare non solo per gli estimatori di mitologia e di letteratura antica, ma anche per coloro che si lasciano coinvolgere dall’osservazione delle passioni umane e, in definitiva, dalle storie d’amore.
Ne approfitto dunque per consigliarvi la lettura delle Eroidi nella versione tradotta in italiano da Rosati, ovvero Lettere di Eroine di Publio Ovidio Nasone, edizione Rizzoli, 1989.
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