Quando si pensa a Leopardi si pensa al poeta del pessimismo, al serioso giovane dell'ermo colle immerso in foschi pensieri sull'ineluttabile infelicità umana. Tuttavia, Leopardi è anche un autore capace di ridere, e far ridere, dotato d’una comicità acuta e sottile, anche se spesso amara.
Mi presento: sono Enzo Tomaselli studente del primo anno del Master in lingua letteratura e civiltà italiana presso l'Università della Svizzera italiana. L'opera di cui vorrei parlarvi è una delle meno conosciute del grande poeta recanatese, ma si tratta d'un poema a cui lavorò fino agli ultimi giorni della sua vita, dettandone i versi ormai sul letto di morte: i Paralipomeni della Batracomiomachia.
Si tratta d’un poemetto in ottave che vuole essere la continuazione del testo attribuito impropriamente ad Omero la Batracomiomachia appunto, "la guerra dei topi e delle rane", tradotto da Leopardi più volte nell'arco della sua vita. Il poema pseudomerico ironizza gli stilemi dell’Iliade e dell’Odissea ponendo come protagonisti i piccoli animali ed elevandoli a nuovi interpreti di vicende eroiche.
Il poeta recanatese rivisita però il testo in chiave satirica facendo diventare i topi, protagonisti della storia, rappresentanti dei liberali italiani, le rane dello stato borbonico e i granchi degli austriaci intervenuti per difendere gli anfibi contro i roditori. Il tutto ovviamente porta ad uno straordinario risultato comico e fa diventare il mondo animale specchio del mondo umano. La grande poesia di Leopardi si piega a narrare le vicende dei moti carbonari del sud Italia nel 1820, il che diventa pretesto per parlare della guerra, della politica e del potere.
Leggendo i Paralipomeni della Batracomiomachia, si seguono le vicende dei nostri piccoli eroi fuggire dopo lo scontro, o sarebbe meglio dire la disfatta, contro i granchi, eleggere poi il conte Leccafondi come ambasciatore, il quale rappresenta l'immagine parodiata dell'intellettuale ottocentesco. Questi si deve scontrare contro la politica dei granchi, i quali si sono eletti come giudici ed esecutori dell'equilibrio generale del mondo animale, analogamente agli austriaci nell'800, autoproclamati difensori della Pace per l’intera Europa.
Il testo offre una riflessione da parte di uno degli intellettuali più importanti del tempo sopra un momento fondamentale della storia politica italiana e non solo. Nel fare ciò l'ironia, a tratti feroce, diventa denuncia verso la società gonfia di valori sterili, pigra e codarda nel portare un vero miglioramento. Divertente, eppure straordinariamente profondo, i Paralipomeni sorprendono continuamente il lettore che mentre legge ridendo alcuni versi scopre passaggi di meravigliosa poesia.
Questo piccolo poema può essere un'occasione per conoscere un lato un po' inedito di Leopardi, tra le voci poetiche più straordinarie dell'Ottocento. Le vicende dei topi e delle rane sembrano essere inoltre il testamento poetico del poeta di Recanati: un ultimo sguardo, intessuto di risate, verso il mondo e l’uomo, con tutte le sue contraddizioni, le sue bassezze e i suoi errori. Un testo che resta moderno anche se racconta di fatti lontani, perché in fondo forse anche noi siamo un po' topi: mossi da grandi ideali ma costretti spesso a fuggire con la coda tra le gambe di fronte alle difficoltà.
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