Realizzata in stretta collaborazione con l’artista, la mostra in corso alla fondazione Beyeler è la prima mostra di grande portata allestita in Svizzera.
Wall, che dalla fine degli anni Settanta contribuisce in modo determinante all’affermazione della fotografia come medium autonomo, è considerato il fondatore della “staged photography”.
Le sue fotografie di grande formato, composte da molti scatti separati intricati fra loro, sono spesso ispirate a scene di vita quotidiana o a capolavori della storia dell’arte, e ricordano le immagini di film.
Nelle undici sale espositive, le opere più recenti intrecciano un ricco dialogo tematico e formale con i lavori emblematici dei primi anni dell’artista. La retrospettiva riunisce 55 opere provenienti da collezioni private e musei internazionali, oltre che dal patrimonio dell’artista, e offre una nuova prospettiva sull’opera di questo importante artista.
Nato a Vancouver nel 1946, Wall inizia a disegnare e dipingere già da adolescente. A metà degli anni Sessanta studia storia dell’arte all’Università della British Columbia, continuando a fare arte, ispirato dall’emergente movimento dell’arte concettuale e dal suo credo anticapitalista: disaccoppiare l’arte dal valore estetico e di mercato.
L’opera culmina in Landscape Manual (1969-70), un libretto in bianco e nero composto da istantanee e testi che documentano un viaggio in auto di Wall attraverso i sobborghi di Vancouver. Nonostante questo lavoro di svolta, Wall si sente insoddisfatto della direzione concettuale e dal 1971 al 1977 si prende una pausa dall’attività artistica.
Nel frattempo, intraprende un dottorato in storia dell’arte a Londra, dove legge voracemente: filosofia, teoria critica e storia della pittura, della scultura e della fotografia. Si immerge anche nel cinema d’arte europeo, in particolare nei film narrativi di autori come Robert Bresson, Ingmar Bergman e Rainer Werner Fassbinder. Una volta tornato a Vancouver nel 1973, Wall decide di realizzare un film con i collaboratori Ian Wallace e Rodney Graham. Sebbene il progetto non sia mai stato portato a termine, questa incursione nella narrazione di immagini in movimento ha ispirato la sua “fotografia cinematografica”, un concetto centrale per la sua pratica successiva, in cui ogni fotografia è accuratamente messa in scena e provata come una scena di un film.
Quando Wall inizia a realizzare le sue fotografie su larga scala nell’autunno del 1977, cerca di distinguere la sua pratica dalla fotografia documentaria che aveva largamente dominato il mezzo fino a quel momento. Per Wall, ogni fotografia è “un’affermazione isolata” che richiede lo stesso tipo di attenzione di un dipinto o di un film.
Rendendo le scene ordinarie con una chiarezza intensa, quasi febbrile, le opere di Wall enfatizzano le trame materiali e i dettagli sensoriali rispetto ai concetti astratti. Le sue fotografie di grandi dimensioni si appropriano del linguaggio visivo della pubblicità utilizzando trasparenze retroilluminate e grandi dimensioni.. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a delle ricostruzioni “cinematografiche e documentarie”.