L’intervista

“Amo i film brutti che di notte sembrano belli!”

Andrea K. Lanza adora il cinema di serie B o, addirittura, di serie Z, le pellicole con gli attori che sono dei finti Bruce Lee o dei finti Bud Spencer e Terence Hill

  • Oggi, 14:00
  • 3 ore fa
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Tutti i cloni di Bruce Lee

RSI Cultura 10.10.2024, 14:00

Di: Stefano Roncoroni 
Cannes è da cafoni, pieno di attori tipo Polanski che ti tira la sabbia mentre mangi il pane con la frittata!

Gigi Sammarchi nel film “Acapulco prima spiaggia a sinistra”., regia Sergio Martino

Andrea K. Lanza è uno scrittore e critico cinematografico particolare. Ama il cinema tutto, ma soprattutto adora quello di serie B, o Z addirittura. Vive questa passione consapevolmente, con fierezza.

«Il tipo di cinema che piace a me è un cinema che di giorno effettivamente è bruttissimo. Lo guardi con la tua famiglia, con i tuoi figli e, effettivamente, non puoi fare a meno di dire che sia brutto. Ma quando ti svegli di notte, con la stessa fame che hai nel mangiarti un panino con la salamella, un panino con dentro una lasagna, un qualcosa di rozzo, ecco, questi film acquistano una loro dimensione che non hanno di giorno: la violenza insistita, la comicità rozza, grottesca, diventano delle cose che ti appassionano e ti tengono legato alla poltrona, come se venissero davvero da dei grandissimi film.»

La sua ultima fatica è il saggio “Continuavano a chiamarli Bruce Lee. Il cinema dei cloni del Piccolo Drago”, editore Bloodbuster , scritto insieme a Manuel Leale.

Il 20 luglio 1973 muore Bruce Lee, leggenda delle arti marziali e attore di culto. Muore come uomo, ma non come idea, risorge dalla tomba, certe volte anche nelle immagini dei film, diventando il protagonista di una serie infinita di pellicole che sfruttano, anche solo nel titolo, il suo nome. Ma gli attori non sono mai il Bruce Lee vero, sono suoi cloni, Bruce Dragon Lee, Bruce Leung, Bruce Le. È la Brucexploitation, un caleidoscopio di intuizioni tra l’alto e il basso, tra il sublime e il miserabile. In queste pellicole, potete vedere un finto Bruce Lee combattere contro un gorilla in Nuova Guinea, uscire fuori dalla tomba e stare con Clint Eastwood, come niente fosse, oppure con un samurai cieco e con l’icona del cinema erotico Emanuel, tanto per gradire. Follie assolute!

«Quando ho recensito tutti questi film, circa 150, mi sono posto il problema: “ma sono tutti quanti film di questo filone, ovvero film puramente nati come sfruttamento dell’immagine di Bruce Lee?” In realtà, no. In realtà, i film nati come vero sfruttamento di Bruce Lee già in origine saranno una decina. Però ci sono un sacco di film in italiano, in francese, o fatti a Hong Kong, a Taiwan, che nascono come polizieschi normali e poi viene aggiunto “Lee” solo nel titolo, o nel nome del personaggio: magari si chiama Cheng Lee all’inizio e diventa all’improvviso Bruce Lee. Un caso limite è “Bruce Lee, il leggendario”, dove il protagonista è un poliziotto fan di Bruce Lee e si chiama anche lui Bruce Lee: si arriva a un meta-cinema straordinario, ti sembra quasi di vedere un film intellettuale, il cinema che imita altro cinema, una cosa alla Enrico Ghezzi».

Prossima impresa del nostro esperto di B movies? Un saggio sui cloni di Bud Spencer e Terence Hill. «Fin dalle locandine sembrano loro e nei film ci sono davvero due tizi, uno più grosso con la barba e uno più magro e biondo. Hanno anche gli stessi doppiatori degli originali. I cloni si mischiano, perché nel film “Lo spaccatutto”, il finto Bud Spencer si mette a combattere contro il clone ufficiale di Bruce Lee, quindi Bruce Le: un cortocircuito assurdo, cloni che incontrano cloni e si ammazzano di botte l’un l’altro, pazzesco!»

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Lia, l’altra faccia dei Malavoglia

RSI Cultura 10.10.2024, 14:00

Andrea K. Lanza non è solo un critico cinematografico. È anche uno scrittore. Il suo primo romanzo si intitola “Lia, l’altra faccia dei Malavoglia” (Edizioni Edikit). La protagonista della storia è Lia, un personaggio minore de “I Malavoglia” di Giovanni Verga. «Lia Malavoglia è la sorella piccola dei Malavoglia, la figlia più piccola, quella che viene definita “né carne, né pesce”: una persona insignificante, non ha un grande spessore ne “I Malavoglia”, tanto che Verga l’abbandona a tre quarti del libro, la mette in un bordello e non se ne interessa mai più. Io ho ripreso quel personaggio abbandonato, dimenticato, e l’ho fatto diventare la protagonista del mio romanzo, un romanzo ucronico, pulp, fantastico con venature horror, con un sacco di combattimenti e musica. Io prendo Lia, la porto da un’isola, la Sicilia, fino in un’altra isola, il Giappone, per riportarla alla fine ancora in Sicilia, dove lei fa quello che deve fare: la sua vendetta, la vendetta contro un mondo di uomini, che l’ha sempre sottomessa».

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Ticks, un film di zecche modificate

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