“Perché hanno fatto un sequel?” è una domanda che ci si pone spesso andando al cinema oggi, dove una buona fetta dei titoli in cartellone sono in effetti capitoli di saghe - alcune in circolazione anche da più di 40 anni - o di storie di protagonisti che sono ormai gli alter ego degli attori che li interpretano (vedi Tom Cruise con Mission: Impossible).
Rispondere “per soldi” comunque è un po’ riduttivo: la macchina Hollywoodiana, da dove arriva la stragrande maggioranza dei sequel, non alza mai un dito se non ha un ritorno economico. Quindi, provando a guardare oltre il mero profitto - motivazione sicuramente presente nella seguente operazione - Joker: Folie à Deux di Todd Phillips sembra avere anche un altro scopo, ovvero quello di allargare il discorso iniziato con il film originale del 2019 e soprattutto di confermarne la tesi.
Joker: Folie à Deux deluderà parecchia gente, è sicuro, la cosa interessante è che il film sembra parlare proprio di questo. Delle aspettative che abbiamo nei confronti degli altri, di quanto vogliamo essere intrattenuti in continuazione e di quanto ci si senta in dovere d’intrattenere; di come la delusione, o il fallimento, non siano tollerati e del fatto che le chiavi per sopravvivere nella nostra società sono l’abuso o la compiacenza.
Un sequel molto temuto
C’era parecchia attesa per questo film, d’altronde nel 2019, proprio alla Biennale Cinema di Venezia, il primo Joker interpretato da Joaquin Phoenix aveva riscosso un successo clamoroso e aveva stupito tutti, dal pubblico alla critica, fino ad aggiudicarsi il Leone D’Oro. E pensare che nemmeno sarebbe dovuto essere in gara, come raccontato dal direttore artistico Alberto Barbera, durante un incontro pubblico organizzato dal Locarno Film Festival: per un un fraintendimento interno, il film è stato convocato per partecipare al concorso principale, mentre le intenzioni erano quelle di invitarlo come titolo fuori dalla competizione.
Leone d’Oro o meno, non c’è dubbio che l’impatto sul pubblico sarebbe stato comunque lo stesso. Il film non solo ha proposto un versione di Joker assolutamente degna delle precedenti ma ha saputo conferire al personaggio un nuovo significato e un lato più umano. Merito in particolare di Joaquin Phoenix, forse uno dei pochi attori che poteva reggere il confronto con due predecessori così celebri come Jack Nicholson e Heath Ledger. Joker poi arrivava con un tono dirompente, che si allontanava drasticamente da quello patinato a cui ci aveva abituato la Marvel o la stessa DC Comics negli ultimi anni.
Il coraggio Phillips lo ha avuto proprio nel voler mostrare tutti gli elementi e gli eventi che portano alla nascita di un cattivo ma che possono condurre anche alla liberazione di qualcosa di oscuro, che si può trovare dentro ognuno di noi. L’assenza delle istituzioni, la crudeltà delle persone, il fallimento della società come luogo per sostenersi insieme come individui sono temi importanti di Joker, ma anche la follia lo è, l’abuso di potere in tutte le tipologie di relazioni, i doppi standard, le apparenze e il giudizio basato su queste, la rivalsa, l’esclusione, la disperazione a cui può portare l’assenza di amore.
“Joker: Folie à Deux” e “M. Il Figlio del secolo”
Alphaville 06.09.2024, 18:00
Joker: Folie à Deux riprende tutti questi temi ma lo fa dopo che eravamo stati lasciati, alla fine del primo film, con una sorta di nuovo super cattivo pronto a spiccare il volo.
La grande “delusione” a cui ci sottopone il sequel è proprio questa: in fondo ci ritroviamo “solo” con Arthur Fleck, il Joker senza trucco, l’uomo distrutto che si trova in prigione per l’omicidio di cinque persone, vittima e carnefice allo stesso tempo, in procinto di sostenere un processo per essere trasferito in una struttura che possa dargli anche un sostegno medico. Secondo la sua difesa infatti è stato Joker ad uccidere quelle persone, non Arthur, che ha creato questo alter ego cattivo dopo un infanzia di abusi e una vita adulta fatta di esclusione, maltrattamenti e ferite. E malgrado tutto quello che succederà nel film, la sensazione resterà comunque quella di avere a che fare solo con lui, un uomo rotto, danneggiato, forse cattivo, ma che non c’intrattiene più.
That’s all Folks!
La realtà dei fatti, e la tesi che vuole confermare il film, è che tutti veniamo tollerati soltanto quando soddisfiamo le aspettative, e lo stesso vale per Arthur. Che siano le aspettative della persona amata (interpretata da Lady Gaga); che siano quelle delle guardie carcerarie, che gli danno una sigaretta quando li fa ridere ma non si fanno problemi a picchiarlo al minimo cenno di insubordinazione; che siano quelle del sistema dell’intrattenimento (giornalisti, televisione), le aspettative della folla urlante che ha deciso di renderlo un simbolo o ancora, quelle del crudele pubblico in sala.
Joker: Folie à Deux è un film intelligente, poco scontato, che non colpisce ed emoziona come il primo ma offre degli elementi interessanti di riflessione. Questo però non basta a renderlo un degno successore del film del 2019: Phoenix è sempre incredibile e diverse delle parti musicali, quelle con scenografie e costumi più elaborati, sono davvero azzeccate, come tutte le scene che si svolgono in tribunale, ma il personaggio di Lady Gaga è spento e recitato con poca efficacia (sulle sue performance canore invece niente da dire, solo applausi) e a lungo andare molti inserti cantati risultano superflui e un po’ snervanti.
Il finale non chiude la porta a possibili risvolti narrativi futuri, ma se Todd Phillips è davvero serio nel discorso che sembra voler affrontare in Joker: Folie à Deux, questo dovrebbe essere davvero tutto, da parte di Arthur Fleck.
A Venezia arrivano le prime reazioni
Telegiornale 04.09.2024, 20:00