Niente film svizzeri quest'anno in concorso a Cannes. Qualcosa è presente nelle altre sezioni: Les hirondelles de Kaboul nel Certain Regard e Les particules nella Quinzaine des réalisateurs.
A Cannes c'è anche un po' di Svizzera
Telegiornale 23.05.2019, 22:00
Nel giorno conclusivo del festival però tutta l'attenzione si concentra sull'assegnazione della Palma d'oro e degli altri premi. Cerchiamo allora di tracciare un bilancio del tutto discrezionale su conferme, sorprese e delusioni.
I voti vanno da 1 (pessimo) a 5 (da Palma d'oro)
2 - The dead don't die di Jim Jarmusch: gli zombie umoristici del maestro americano sono fiacchi
3 - Les misérables di Ladj Ly: c'è chi gli pronostica la palma, ma le banlieue violente francesi e la guerriglia tra polizia e ragazzini suonano un po' già viste; bravi gli attori
4 - Bacurau di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles: la delirante parabola post-apocalittica brasiliana è una delle belle sorprese
3 - Atlantique di Mati Diop: i migranti morti in mare tornano a chiedere giustizia ai colpevoli, in un film molto al femminile e narrativamente originale
4 - Sorry we missed you di Ken Loach: il regista inglese non si smentisce e produce l'ennesimo piccolo grande film sugli umili, dimostrando come una famiglia può restare meravigliosa anche di fronte alle avversità
Cannes, il nuovo film di Ken Loach
Telegiornale 19.05.2019, 20:00
3 - Little Joe di Jessica Hausner: l'abbiamo definita fantascienza botanica austriaca, è sempre ad un passo dal diventare una "boiata" e invece regge benissimo... cult!
4 - Dolor y Gloria di Pedro Almodóvar: ok, è il favorito e magari vincerà; ottimo film consuntivo di una carriera e di una vita, con la bella interpretazione di Antonio Banderas, ma siamo lontani dal capolavoro
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Telegiornale 17.05.2019, 22:00
4 - Nan fang che zan de ju hui di Diao Yinan: il regista cinese, già vincitore in passato di un Orso d'oro, continua nel suo vezzo di giocare con il noir e le atmosfere cupe, con i dissapori tra le gang dei motorini che degenerano in una sanguinaria faida; regia straordinaria, per intenditori del genere
1 - La gomera di Corneliu Porumboiu: rarissimo caso di film rumeno brutto; sorta di parodia (involontaria?) di James Bond, con una combriccola di criminali da operetta
3 - Portrait de la jeune fille en fleur di Céline Sciamma: la regista francese ha il vento in poppa di una critica che immancabilmente la innalza; l'amore saffico tra la ritrattista e la sua modella prende qui una piega narrativa davvero intrigante, ma paga lo scotto di una freddezza espositiva che mette distanza
5 - A Hidden Life di Terrence Malick (la mia Palma d'oro del cuore): a sorpresa il maestro americano, apparso imbolsito e trombone nelle ultime uscite precedenti, ritrova il passo verso il capolavoro e offre un affresco straordinario basato sull'elogio dell'eroismo silenzioso e della resistenza al male che restano spesso nell'ombra; un pochino di Svizzera tra l'altro qui c'è, con la presenza nel ruolo del giudice nazista del compianto Bruno Ganz
1 - Frankie di Ira Sachs: vanaglorioso e noiosissimo il ritratto d'ambiente e di famiglia che ruota intorno a un'insopportabile Isabelle Huppert, diva che interpreta una diva
3 - Once upon a time in... Hollywood di Quentin Tarantino: ne meriterebbe 4 perché la ricchezza dell'immaginario tarantiniano è lampante anche qui, ma la sensazione è che dovesse venire a Cannes a miracolo mostrare, e che nonostante un cast pazzesco il buon Quentin non ci sia riuscito
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Telegiornale 22.05.2019, 22:00
4 1/2 - Gisaengchung - Parasite di Bong Joon Ho: la prima ora e mezza è da Palma d'oro automatica, con l'esilarante storia di una famiglia povera e sfigata che prende possesso, con l'inganno, degli spazi vitali di una famiglia felice e ricca; il finale vira invece nella solita escalation di genere che gli fa perdere mezzo punto
3 - Matthias et Maxime di Xavier Dolan: storia di amicizia tra ragazzi in cui aleggia il fantasma represso dell'omosessualità, tema ricorrente del regista canadese, qui con Dolan anche come attore protagonista; ben fatto, ma scontato
1 - Roubaix, une lumière di Arnauld Desplechin: il concorso conta sei titoli francesi e un totale di otto film in lingua francese, questo comporta la necessità di inserire anche cose come il poliziesco "alla Simenon" (l'hanno scritto davvero) di Desplechin, che figurerebbe a fatica anche al fianco di uno sceneggiato televisivo
4 - Il traditore di Marco Bellocchio: quando meno te l'aspetti Bellocchio torna in scena con una ricostruzione straordinaria e avvincente; è cinema formalmente molto tradizionale, ma la figura del pentito dei pentiti Tommaso Buscetta e l'interpretazione che ne dà Pierfrancesco Favino sono notevolissime
4 - Mektoub, my love: intermezzo di Abdellatif Kechiche: tre ore e mezza di cui un quarto d'ora di sesso orale esplicito di lui a lei, mezz'ora di ragazze filmate in spiaggia da molto vicino e circa tre ore di sederi femminili che ballano in discoteca ripresi con voluttà alquanto eccessiva; da tutto ciò Kechiche riesce a produrre qualcosa di ipnotico e sensoriale, di disturbante e tangibile. C'è chi si è scandalizzato, ma ormai l'indignazione è il perdibile mood della nostra epoca
2 - It must be heaven di Elia Suleiman: toni grotteschi e divertiti in una commedia surreale e quasi muta che racconta la natura sradicata dell'animo palestinese; Suleiman, protagonista sullo schermo, è stato paragonato a Buster Keaton, ma somiglia molto di più a Peter Sellers. Fa ridere (poche volte) e prova a far ridere (tante volte)
1 - Sibyl di Justine Triet: storia perdibile di una psicanalista che vuole scrivere un romanzo e usa le confidenze di una giovane paziente per riuscirci; metterlo come ultimo film del concorso è stato un atto di perfidia da parte degli organizzatori