Cinema

Nanni Moretti

Guida ai suoi film per le nuove generazioni

  • 19.08.2023, 06:00
  • 14.09.2023, 09:03
Nanni Moretti
Di: Valentina Mira 

Come raccontare Nanni Moretti a chi è adolescente oggi, e magari non ha ancora visto nessuno dei suoi film? Senza pretese di esaustività, ci limiteremo a ripercorrere parti del suo percorso artistico.
Nato il 19 agosto 1953 Nanni Moretti è regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico. Nasce per caso in Alto Adige (i suoi erano in vacanza lì) e trascorre la maggior parte della sua esistenza a Roma. Il suo esordio nel cinema è del 1976, con Io sono un autarchico. Il film attira l’interesse della critica, in particolare di Alberto Moravia che, su L’Espresso, ne è evidentemente colpito. L’incipit dell’articolo dello scrittore su Nanni Moretti è degno della penna indimenticabile di Moravia: “Il comico si annida nelle cerniere della storia come una ruggine corrosiva. Esso nasce infatti da cambiamenti radicali nella scala dei valori, per cui ciò che era reale e dunque sacro ieri, diventa irreale e dunque dissacrato oggi. Il comico rispetta il reale: e attacca invece l’irreale e appunto come una ruggine lo corrode fino a non lasciarne più nulla”.
Nanni Moretti come un fattore di rinnovamento, o come una conseguenza di un rinnovamento dei valori. Secondo Moravia, Moretti è qualcuno che sa discernere e dissacrare. Rispettando tuttavia la realtà. Le sue opere sono per un bel pezzo, e in parte anche oggi, volte alla presa in giro di una certa sinistra. Sinistra borghese, non rappresentativa della maggioranza né dei movimenti “dal basso”. Ma c’è molto di più.

Nanni Moretti, Bianca

In Bianca (1984) emergono alcuni dei suoi topoi narrativi più frequenti. L’uso molto consapevole delle canzoni, per esempio. Lo sguardo stralunato del protagonista sul mondo, e su alcuni tic sociali. L’ironia sulle coppie, per esempio nella scena in cui Michele (nome ricorrente nei suoi film) si trova in spiaggia e gli sembra che tutti si bacino tra di loro, una specie di dittatura del binomio amoroso, del due sull’uno, che mette a disagio l’individuo. La reazione del protagonista è quel che oggi si considererebbe, a ragione, problematica: adocchia l’unica donna sola della spiaggia e, dal nulla, le si sdraia sopra. Negli anni Ottanta ci sono ancora film che normalizzano e mettono in scena la violenza maschile sulle donne come se fosse un gioco. Rilevare che anche Moretti si muova nel suo tempo non gli toglie valore, soprattutto perché, a differenza di altri, ha saputo adattarsi al nuovo quando è stato sensato farlo, non gli ha resistito trincerandosi dietro a discorsi bislacchi sul politicamente corretto.


Un’altra costante dei suoi film che troviamo già in
Bianca è la fissazione per le scarpe. Utilizzata come autocitazione ironica nell’ultima opera (
Il sol dell’avvenire), in
Bianca è foriera di uno dei discorsi più poetici del film. Questo ha l’apice nel dialogo col commissario; la naturalezza con cui il protagonista tira a indovinare che è un uomo che ha sofferto, infatti porta lo stesso paio di scarpe finché non si consuma, finisce con una confessione. Il protagonista di
Bianca sembra quasi un antieroe dostoevskiano in chiave ironica, di quelli che appaiono uomini comuni e anche un po’ grigi, e poi ti sorprendono commettendo un delitto.

È possibile che a una persona giovane o giovanissima siano arrivate prima le tante citazioni dei film di Moretti che i film di Moretti stessi. Andiamo quindi a rintracciare da dove vengono, dov’erano insomma prima di entrare nel linguaggio comune, tra i modi di dire.
In Ecce bombo (1978) c’è il famoso sproloquio per cui si direbbe “cacare, non cagare; fica, non figa”. Perché “siamo a Roma, non a Milano. Questi sono i risultati di un’educazione repressiva…. Sempre da questo film viene l’arcinoto “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.

In Ecce bombo l’autore prende in giro un gruppo di autocoscienza maschile, e col senno di poi si può dire che i gruppi di quel tipo non sono mai riusciti a proliferare, quindi forse aveva ragione Moretti. Oggi risulta spietata la sua satira sull’incapacità maschile di parlare di sentimenti per davvero, con credibilità. Ieri era forse solo una fotografia con zoom di quanto sanno essere scemi certi maschi che seguono copioni ideologici senza comprenderne il senso, anche quando sono dalla tua stessa parte politica.

Caro diario, di Nanni Moretti

Sono tanti i film che si dovrebbero citare parlando di Nanni Moretti. C’è Caro diario da cui è tratta la famosa scena di lui in giro a Roma con la Vespa. C’è Palombella rossa (1990) in cui mischia la pallanuoto (che effettivamente Moretti ha praticato) e la critica al partito comunista. Si disse che il film era profetico, e infatti poco dopo il Pci si è sciolto.


Sempre in
Palombella rossa c’è il famoso discorso per cui “le parole sono importanti”. Quello che si ricorda di meno, forse, è che finisce con ben due pizze in faccia a una giornalista. Rea di aver detto “kitsch” e “cheap”. Del resto in Italia si picchia una donna per molto meno, tanto vale metterlo in scena in chiave ironica.

Nanni Moretti, benché sappia far ridere, non ha permesso che il suo cinema fosse solo quello. Non è a disagio col raccontare i sentimenti, e quando la vita si presenta come un dramma Moretti restituisce esattamente quello, senza edulcorarlo. Lo fa, per esempio, ne La stanza del figlio (2001), consigliato a chiunque voglia vedere un film sul lutto in cui non c’è una sola sbrodolatura, e ogni emozione e azione e evento sono più che credibili, ogni metafora delicata e psicologicamente azzeccata. Ognuno ha il suo Moretti preferito, ma di certo quello che gli ha garantito la Palma d’Oro a Cannes ha dalla sua una grande abilità nel raccontare sentimenti universali.

Nanni Moretti ha poi confermato la sua anima eclettica nel 2007, con Il caimano. In piena era berlusconiana di film su di lui non ce n’erano. L’artista è riuscito in un’impresa narrativa degna di rispetto: ha messo contemporaneamente in scena una critica al cinema (nel Caimano non c’era il #MeToo, ma un produttore porco sì), la critica al film su Berlusconi che avrebbe potuto fare e che non ha fatto (“il grande film di sinistra”), e la critica a Berlusconi, senza mai metterlo al centro per davvero. Uno smacco e uno scacco al re, anche grazie a uno splendido Silvio Orlando, attore della cui bravura si è assai di frequente servito il regista.

Sono tanti i film di Nanni Moretti che meritano di essere scoperti da ogni generazione, anche per apprezzare al meglio l’ultimo, il già citato Sol dell’avvenire. Non si può né si vuole riassumere un percorso artistico così fecondo in un articolo, ma ricordare una delle ultime dichiarazioni di Moretti sì: “La violenza e la rozzezza con cui il governo ha fatto fuori la dirigenza del Centro Sperimentale di Cinematografia. Del resto, questa è la destra italiana, questo il suo ceto politico e giornalistico”.

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