Un film sulla giovinezza (Youth, 2015, presentato in concorso a Cannes) Paolo Sorrentino lo aveva già fatto. Ma evidentemente questo è un tema a lui particolarmente caro, al punto da volerci tornare, così come lo è il richiamo della sua Napoli, talmente forte, che subito dopo E’ stata la mano di Dio proprio a Napoli, anzi “dentro” Napoli ha deciso di ambientare Parthenope. Che altro non è se non un inno alla giovinezza appunto, alla bellezza, alla città le cui fondamenta storiche sono legate ad una leggendaria sirena la cui morte romantica è associata alla fondazione della città greca che ha preceduto la moderna città ai piedi del Vesuvio.
Parthenope appunto, che per Sorrentino è la protagonista del film, una bellezza napoletana nata nel 1950 e divenuta una donna di una intelligenza sorprendente, enigmatica, sexy, indipendente ma disponibile. Una musa a cui presta il corpo la debuttante e brava Celeste Dalla Porta, felice scoperta di Sorrentino e dei suoi addetti al casting.
Parthenope, insieme al suo triste e malinconico fratello Raimondo (Daniele Rienzo), parte per Capri, dove incontra John Cheever (Gary Oldman) uno scrittore ubriaco, depresso e buffo, con il quale condivide alcune serate, prima di una tragedia che simboleggia nel film la fine dell’età giovane. Tornata a Napoli incontra una nevrotica e incappucciata insegnante di recitazione (Isabella Ferrari) ma anche una diva ormai invecchiata e senza speranze (Luisa Ranieri).
Da questo punto il film perde la poca coerenza narrativa e si incanala verso l’epilogo, coinvolgendo un boss della camorra e un viscido cardinale al quale la ragazza si concede, nella speranza di trovare -forse- una soddisfazione romantica che le sfugge. Finendo per scoprirsi trasformata in un personaggio dedito al piacere fine a se stesso, all’essere un’esteta, una devota della bellezza, soprattutto la sua.
Paolo Sorrentino si è regalato un film personale, come sempre visivamente pregevole ed emozionante, ma a differenza di tanti lavori precedenti (e premiati) un po’ troppo compiaciuto, che faticosamente coinvolge ed emoziona il pubblico: la cosa più riuscita del film, alla fine, è il personaggio del sempre bravissimo Silvio Orlando, nei panni del professore universitario, profondamente colpito dalla brillantezza intellettuale di Parthenope, che invita a voler diventare un’antropologa accademica, regalando ogni volta che pronuncia una battuta, perle di saggezza allo spettatore.
Nuove uscite in sala, Cannes e Premi Svizzeri di Musica
Spoiler 23.05.2024, 13:30