Filosofia e Religioni

Perché Jürgen Moltmann è stato uno dei teologi più importanti del Novecento

A ”Chiese in diretta” intervengono il teologo valdese Fulvio Ferrario e il giornalista e pastore Marco Davite

  • 12 giugno, 14:00
  • 14 giugno, 10:28

È morto Moltmann, teologo della speranza - Nuovo vescovo per i vecchio-cattolici - Tra arte e musica, la spiritualità del Medioevo

Chiese in diretta 09.06.2024, 14:00

  • Keystone
Di: Gaëlle Courtens

Jürgen Moltmann (1926-2024), teologo protestante e pastore evangelico, è scomparso lo scorso 3 giugno a Tubinga. Aveva 98 anni.

Con la sua morte si chiude un’era della teologia del ventesimo secolo. Una teologia “divulgativa”, amata da un vasto pubblico, anche di non addetti ai lavori, e soprattutto di non solo protestanti. Lo stesso Moltmann si dedicò intensivamente all’ecumenismo. Diceva: “La mia provenienza è protestante, ma il mio futuro è ecumenico”.

Egli può essere annoverato tra i cosiddetti “teologi politici”, impegnati nella società, attenti al loro tempo, accanto a figure come la protestante Dorothee Sölle o il cattolico Johann Baptist Metz.

Moltmann cresce in una famiglia protestante liberale, poco praticante, e si “converte” al cristianesimo durante la sua prigionia come soldato della Wehrmacht, in Belgio e in Scozia. È qui che entra in contatto con la Bibbia. Dal 1967, fino al suo pensionamento nel 1994, ha insegnato teologia sistematica ed etica sociale presso la Facoltà teologica protestante dell’Università di Tubinga. Tra le opere più note di Moltmann ricordiamo la “Teologia della Speranza”, “Il Dio crocifisso” e “La Chiesa nella forza dello Spirito”.

Ma come definire in poche battute l’eredità teologica di quest’uomo quasi centenario? “Chiese in diretta” lo ha chiesto al teologo valdese Fulvio Ferrario, che così ha risposto: “Aveva il dono di scrivere libri che giravano intorno alle domande che l’opinione pubblica e la cultura si ponevano, e di far valere intorno a queste domande la Parola di Dio, la scrittura la riflessione della chiesa. Nonostante fosse un prestigioso professore, carico di lauree ad honorem, sapeva parlare ai credenti e alle credenti e forse anche a chi non condivide il linguaggio della fede. Aveva uno stile impegnativo ma al tempo stesso accessibile e forse per questo è stato, insieme ad Hans Küng, il teologo più letto e più tradotto del secondo Novecento”.

Il giornalista e pastore Marco Davite, già caporedattore della rubrica RAI “Protestantesimo”, ha intervistato Moltmann a più riprese. In particolare ne sottolinea la “mente elastica”, con una capacità di spaziare ed esplorare sempre da capo nuovi approcci, ancora in tarda età, continuando a fornire nuovi spunti di interpretazione delle Sacre Scritture: “Ecco che questo ‘vecchietto vulcanico’ si mette a parlarmi di Madre Terra come se fosse un giovane attivista di l’Ultima Generazione, spostando tutta l’attenzione dall’aldilà all’aldiquà, e proponendo addirittura una ‘teologia dei sensi’!”.

Si compie una lunga vita dedicata a celebrare e pensare la speranza cristiana, un concetto che lo stesso Moltmann ha continuato a declinare nel corso degli anni, in particolare nella sua autobiografia, intitolata “Vasto spazio”. Per definire la sua vita e il suo pensiero quel titolo non poteva essere più calzante!

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