Alla ricerca de Il monte analogo, testo imperituro di René Daumal, mi imbatto nei Percorsi dell’invenzione di Maria Corti. La sorpresa è grande. Perché mai, nel corso dell’ultimo trasloco, ho inserito lo studio di Maria Corti, l’accademica e filologa pavese, nel settore dedicato alle tradizioni sapienziali, tra i libri di Guénon, Eliade, Daumal e altri?
Apro il libro, e leggo: nel medioevo il mondo è un unico testo creato con coerente architettura da Dio, dove tutto è correlato a tutto, e tutto si specchia nel creatore. E, in altro luogo: la Commedia offre la figurazione del divino nelle cose, lo specchiarsi dell’universo nel suo creatore.
Non diversamente da Guénon, Eliade e Daumal, Maria Corti ha approfondito verità nascoste, non si è attenuta alla lettera dei testi presi in esame, ma è andata oltre, individuandone il senso profondo.
Con la convinzione che la lettera non è che corpo, integumentum che riveste e protegge la profonda sententia; o per dirla con Dante, con la convinzione che la veritate è sempre ascosa sotto bella menzogna, Maria Corti ha scoperchiato la menzogna enucleando il senso ultimo delle cose, ha analizzato l’esistente ravvisandone le molteplici implicazioni, ha studiato il visibile individuando i segni dell’invisibile.
Lo dice lei stessa, nel libro che inaspettatamente mi ritrovo tra le mani: l’artista è pronto a vedere nel reale delle possibilità di essere altro. E Maria Corti ha saputo vedere l’alterità del reale, consapevole che esso (il reale) non è altro che una caduta del possibile dentro l’esistente, o, in altre parole (e in un altro passaggio), uno dei mondi possibili che si è attualizzato.
E allora mi dico: al di là del suo rigore filologico, del suo studio meticoloso, per cui è celebrata in tutto il mondo, non vale forse la pena ricordare Maria Corti anche e soprattutto per la sua natura profonda: quella di essere stata non solo una grande medievista, ma una vera e intima abitante del Medioevo, una donna affascinata dal visibilium et invisibilium in cui ci troviamo ad abitare.
I testi di riferimento, per chi volesse approfondire questa particolare sfaccettatura di Maria Corti, sono due: lo studio (più volte citato)
Percorsi dell'invenzione (Einaudi), e la prosa
Il catasto magico, un viaggio saggistico e narrativo attorno al vulcano dell’Etna, vulcano che assurge a scaturigine della manifestazione, luogo dove tutte le cose coesistono nel loro principio, in attesa di
cadere dentro l’esistente. Il magma su cui pone l'attenzione Maria Corti in questo suo ultimo percorso è metafora dell’indistinto, dell’increato, dove Uno e molteplice si coappartengono, dove Tutte le Possibilità sono raccolte
in potentia, dove l’intensità dell’immanenza allude alla sostanzialità della trascendenza.
Interviste radiofoniche dagli Archivi RSI
Contenuto audio
Il fascino della scrittura (di Maria Grazia Rabiolo) - 26.04.1992
RSI Cultura 03.10.2017, 09:50
Su "I percorsi dell'invenzione" (di Lorenzo De Carli) - 26.041993
RSI Cultura 03.10.2017, 09:46
Su "Storie" e il rapporto col tempo (di Maria Grazia Rabiolo) - 08.01.2001
RSI Cultura 03.10.2017, 09:48
L'iter: Maria Corti (7 settembre 1915 – 23 febbraio 2002) è stata una delle figure centrali della cultura del Novecento: critica, filologa, teorica della letteratura, narratrice. Insignita della cattedra di Storia della Lingua Italiana all’Università di Pavia, nel 1972 creò il Fondo Manoscritti di autori moderni e contemporanei, a cui si collega la rivista Autografo da lei fondata. È stata membro dell’Accademia delle Crusca; è ricordata in tutto il mondo per la sua attività di ricercatrice letteraria. Accanto all’attività di studiosa Maria Corti ha praticato anche la scrittura creativa, sperimentando diversi registri narrativi. Tra i suoi romanzi ricordiamo: L’ora di tutti, che racconta l’assedio della città di Otranto nel Quattrocento; Il ballo dei sapienti, viaggio nel pianeta-scuola degli anni Sessanta; Cantare nel buio, immersione nella realtà del pendolarismo quotidiano.
Il fondo manoscritti: Nato dalla passione di Maria Corti (che ha saputo trasformare nel 1969 il dono di alcuni taccuini montaliani in un'avventura conservativa e scientifica), il Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia è oggi annoverato fra i più importanti archivi italiani deputati alla conservazione e allo studio del patrimonio archivistico e bibliografico moderno e contemporaneo. Il centro custodisce ricche raccolte di materiale documentario relativo agli scrittori degli ultimi due secoli (manoscritti, dattiloscritti, epistolari, prime edizioni, fotografie, disegni, dipinti ecc.).