Piero Chiara nasce a Luino (Varese) il 23 marzo 1913 da Eugenio, siciliano immigrato al Nord come impiegato delle Regie Dogane, e Virginia Maffei, originaria di Comnago, paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore.
Coetaneo ed amico del compaesano Vittorio Sereni, Chiara studia in diversi collegi, tra cui il San Luigi di Intra e il De Filippi di Arona (di fronte alla statua di San Carlo Borromeo, spesso rievocata nelle sue opere), ma il percorso scolastico risulta accidentato e piuttosto infruttuoso. Solo nel 1929, ottiene infatti il diploma di licenza complementare come privatista. La sua formazione avverrà in un secondo momento, da autodidatta, non senza un certo orgoglio e una certa soddisfazione: «... come tutti gli scrittori e poeti da Omero a Montale...» dirà in un’intervista.
Premio Veillon a Piero Chiara
RSI Cultura 05.12.2016, 08:49
Interrotti gli studi classici si trasferisce in Francia alla ricerca di un lavoro. Dopo un breve soggiorno a Nizza, Lione e Parigi rientra in Italia, finisce gli studi e partecipa ad un concorso come "aiutante volontario cancelliere". Vince il concorso e inizia a peregrinare come dipendente dello Stato nel Veneto e nella Venezia Giulia, per approdare infine a Varese.
Negli anni trenta in pieno fascismo la provincia rappresentera un’oasi di libertà che gli permette di pensare e agire senza subire pressioni di sorta. Lavorare nell'amministrazione pubblica significa avere molto tempo libero e Chiara lo trascorre nei caffè tra il tavolo delle carte e il biliardo, traendo una profonda esperienza di ambienti e di persone che sarà messa a frutto molti anni più tardi. Sono questi anche gli anni della formazione letteraria e dello “studio serio” da autodidatta.
Chiara e Sereni a Luino
RSI Cultura 05.12.2016, 08:53
Al 1936 risale il matrimonio con Jula Scherb, dalla quale Chiara avrà un figlio. Nel 1940 lo scrittore viene chiamato alle armi ma è congedato poco tempo dopo; nel 1944, in seguito ad un ordine di cattura emesso dal Tribunale Speciale Fascista, Chiara si rifugia in Svizzera dove vive come internato in varie località tra cui Bellinzona, Lugano e Loverciano presso Mendrisio. Dopo essere liberato resta in Svizzera per qualche tempo insegnando storia e filosofia al liceo italiano dello Zugerberg.
In Svizzera viene pubblicata la prima opera, la raccolta di poesie Incantavi (1945) il cui titolo allude ai covoni di grano che vengono chiamati così nel dialetto luinese. Nel 1950 escono a Lugano le prose di Itinerario svizzero e nel 1959 vien pubblicato il volume Dolore del tempo che comprende prose e racconti.
Intervista a Piero Chiara
RSI Cultura 05.12.2016, 09:07
Tornato in Italia, Chiara si sposa una seconda volta (1955). Abbandonata l'amministrazione della giustizia si dedica alla scrittura, al giornalismo (collaborando alla terza pagina del «Corriere della Sera») e alla letteratura, come curatore di opere classiche, in particolare del Settecento, tanto da essere considerato un'autorità nel campo degli studi casanoviani.
Nel 1958 e 1959 pubblica sulla rivista I l Caffè due racconti la cui ambientazione è quella della provincia che resterà lo scenario di tutta la sua esperienza di scrittore. Il suo primo romanzo, Il piatto piange (1962), viene pubblicato da Mondadori su proposta di Vittorio Sereni. Il libro, che rievoca la vita dei caffè luinesi negli anni Trenta, ottiene subito un grande consenso di pubblico e di critica e il successo viene confermato da La spartizione (1964, Premio Selezione Campiello) e Il balordo (1967, Premio Bagutta). Tra i due romanzi si collocano i racconti di Con la faccia per terra e altre storie (1965) dove il ricordo dell’autore si sofferma sulla Sicilia, terra d’origine del padre Eugenio.
La Luino di Piero Chiara
RSI Cultura 05.12.2016, 09:01
Il successo non stempera la sua passione per le carte e il biliardo. I caffè fumosi rimangono i luoghi eletti dello scrittore, dove reale e immaginario s'incontrano per dare vita ai personaggi che popolano le sue storie. Piero Chiara viene definito il poeta delle piccole storie del "grande lago" (che spesso fa da palcoscenico ai suoi brevi ed illuminanti racconti.) Narra le piccolezze della vita di provincia con uno stile arguto, venato d’ironia, a tratti di un sottile e malinconico umorismo, e sempre capace di cogliere nel quotidiano l'essenza della vita.
Nel 1976 viene pubblicato La stanza del Vescovo e nel 1978 il Cappotto di astrakan che vengono ridotti anche per il grande schermo. Nel 1980 alla soglia dei settant'anni Chiara continua a scrivere con una forza creativa che egli stesso definisce "un dono "arrivato senza aver fatto nulla per meritarlo”. Nel 1980 dopo il successo di Una spina nel cuore si cimenta come scrittore per ragazzi con Le avventure di Pierino al mercato di Luino e Dieci novelle del Decamerone raccontate da Piero Chiara. Muore a Varese il 31 dicembre 1986.
Ricordi televisivi