Flavia Gasperetti, La verità quando arriva è una tempesta, Bompiani.
Dal travolgente incipit— che racconta il sonno di un vecchio come la scena di film horror— in poi, il libro è infuso di un dark humour molto inglese: il tipo di commedia che non teme il cinismo e che, come in certi comedy shows britannici e al contrario delle tipiche commedie italiane sia letterarie che televisive, sovverte la retorica della famiglia tanto cara al nostro immaginario.
Learco, capofamiglia istrionico e carismatico e fondatore di un impero di architettura, viene precipitato da un’ischemia in una nuova identità fatta di lacune intermittenti e necessità della cura altrui, eppure resta immutato nella sua verve infantile e violenta. La sua giovane moglie Cora, splendida nei tratti ed evanescente, è sparita nel nulla, e di lui si occupano le due figlie Renata e Gabriella, due donne nevrotiche e molto diverse che ancora da questo padre fantasmatico che il colpo di scena neurologico ha reso ancora più imprendibile pretendono un amore sano e saldo che non c’è mai stato.
Questo romanzo, che è una tragicommedia agile e frizzante, ma anche molto malinconica, più che della catastrofe di un evento ischemico parla della catastrofe dell’amore imperfetto, e in particolare dello scarto incolmabile tra l’amore che crediamo di meritare e quello che alla fine ci viene dato, in particolare l’amore genitoriale, che dovrebbe essere incondizionato e asimmetrico e caratterizzato da un’assenza assoluta di aspettative e che invece nel caso delle due protagonista del romanzo è un amore fallace pieno di guasti e di cadute. E’ l’amore di due genitori egotici incapaci di ascolto e abnegazione.
“Ha deciso che dedicarsi a se stessi è una cosa che per farla bene richiede un’adesione totale, l’investimento di tutto il proprio tempo”, dice a un certo punto Gabriella, la secondogenita, della propria madre assenteista, ma la dedizione a se stessi è in realtà ciò che accomuna, in modi diversi, tutti i personaggi del romanzo. Così come Renata, la figlia cinica e pragmatica, attraversa la vita con l’obbiettivo di accumulare capitale (e, prima, di contraddire suo padre per puro esercizio di volontà), Gabriella, idealista e sentimentale, passa le giornate a macerare nell’autoanalisi, rispondendo nella sua rubrica online a persone che chiedono aiuto e invece finendo per usarle come trampolino per l’ennesima accanita introspezione. “Troppo intensa o troppo immatura, cose diverse ma che la gente spesso tratta come se fossero una sola”, così si descrive Gabriella, e questa intensità, tutta interiore, attraversa il romanzo senza mai diventare autocompiacimento, anzi facendoci spesso sorridere, o per effetto comico o per empatia, fino alla shakespeariana conclusione.
“La verità quando arriva è una tempesta” di Flavia Gasperetti
Mirador 05.04.2025, 14:40
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