La mattina del 2 novembre 1983 i soldati e gli ufficiali dell’esercito sovietico che dall’inizio del decennio occupavano Kabul non credettero ai loro occhi: sui muri della città erano infatti affisse copie della prima pagina di Krasnaja Svezda, ossia della Stella Rossa (il giornale ufficiale dell’allora Ministero della difesa sovietico), con il titolo: «Basta con la guerra. Tutti a casa!»

Dal dicembre del 1979 le truppe sovietiche erano presenti in Afghanistan per contrastare i combattenti islamici, i mujaheddin che si stavano opponendo ai cambiamenti che il partito filosovietico al governo aveva attuato nel Paese.
Erano anni di una guerra sanguinosa: com’era possibile, allora, che da un giorno all’altro l’URSS dichiarasse la resa?
Infatti, non era possibile: il foglio della Krasnaja Svezda era un falso, perfettamente imitato, ma un falso.
Vincenzo Sparagna
Chi, dopo essere entrato in Afghanistan clandestinamente scortato da mujaheddin, aveva avuto il coraggio di muoversi nella notte di Kabul occupata con in mano lo scottante apocrifo per portare a termine quella beffa clamorosa?
Non poteva essere altri che lui, l’allora trentasettenne Vincenzo Sparagna, editore, giornalista e disegnatore italiano nonché ideatore e direttore responsabile della rivista Frigidaire che promosse lo “scherzo” alle truppe sovietiche.
Frigidaire fu infatti una rivista d’assalto, come venne definita, che, unendo sperimentazione visiva, arte, politica e satira, divenne negli anni Ottanta un’esperienza editoriale unica e capace di sviluppare una proposta controculturale forte e provocatoria. Per queste sue caratteristiche, mescolando temi diversi (dall’avanguardia punk alla cultura underground, dalla politica all’alienazione consumistica, dalla violenza al degrado urbano), Frigidaire divenne un punto di riferimento per una generazione stretta tra dissolte utopie palingenetiche e distopie facilmente percepibili anche se occultate dal glamour edonista.
Attorno a Vincenzo Sparagna e ai co-fondatori Filippo Scozzari (fumettista, grafico e scrittore) e Stefano Tamburini (fumettista, grafico e critico musicale) si raccolse immediatamente un nutrito gruppo di giornalisti, scrittori, grafici, artisti e soprattutto di disegnatori destinati a rappresentare di lì a poco il Gotha del fumetto italiano. Andrea Pazienza, Giorgio Carpinteri, Filippo Scozzari, Tanino Liberatore e Massimo Mattioli sono solo alcuni dei nomi di chi, “traghettando” il fumetto tradizionale sui piani inusuali della pop-art e dell’arte concettuale, dalle pagine di Frigidaire influenzò l’immaginario collettivo della new wave generazionale italiana apparsa sulla scena in quegli anni.

Furono in molti ad associare l’esperienza di questo poliedrico collettivo di artisti alle esperienze delle avanguardie del primo Novecento, in particolar modo a quella del Futurismo. Simili nella volontà provocatoria, nello sperimentalismo estremizzato e nel lazzo irriverente così come nelle citazioni grafiche a Boccioni e a Depero, gli “avanguardisti” di Frigidaire si posizionarono però diametralmente all’opposto dei “marinettiani doc”. Non poteva essere che così: il loro sentire, seppur lontanissimo da qualsiasi forma di ideologizzazione politica militante, affondava le radici in quell’area creativa e pacifista che in Italia si contraddistinse all’interno del cosiddetto movimento del ’77. La differenza sostanziale comunque era da ricercare nello sguardo diverso che Sparagna e tutti gli altri della redazione ponevano sul mondo. Se i futuristi incitavano ad aver fiducia nel progresso, al contrario gli autori di Frigidaire mostravano un futuro negativo dall’evidente profilo distopico.
RanXerox di Stefano Tamburini
Questo si rivelò, per esempio, nel personaggio nato dalla matita di Stefano Tamburini, RanXerox (un androide violentissimo costruito con pezzi di fotocopiatrici che si muove in una realtà urbana devastata e devastante), che metteva in evidenza lo scivolamento della fede futurista nelle macchine nella constatazione della macchina che prendeva il potere sul corpo dell’uomo.
Zanardi di Andrea Pazienza
Con identico occhio disincantato, ma con attenzione al presente, le tavole di Andrea Pazienza, in particolar modo nei personaggi di Zanardi e Pentothal, mostravano invece una generazione giovanile che non guardava più al futuro perché totalmente disillusa e fatalmente persa nella ricerca del “buco” di eroina (non è inutile sottolineare che nel giro di pochi anni sia Tamburini che Pazienza morirono a seguito di overdose).
Accanto ai fumetti, le inchieste redazionali di Frigidaire intanto osservavano ciò che si muoveva nella realtà dietro l’allure delle città “da bere” e del migliore dei mondi possibili che qualcuno identificava in quel decennio. Ecco quindi, per esempio, il primo reportage italiano sul virus dell’HIV che, in un periodo in cui l’AIDS veniva chiamato Gay Cancer, avvisò che la malattia colpiva indistintamente la popolazione e non solo la comunità omosessuale.
La rivista realizzò poi importanti interviste provocatorie (da William Burroughs a Cicciolina, da Allen Ginsberg a Josif Brodskij, tra i tanti), promosse battaglie sociali (come quella per l’abolizione del carcere o quella per una riflessione mirata a promuovere un’amnistia per i reati di lotta armata).
Insomma, Frigidaire fu per molti anni una scheggia impazzita dell’editoria italiana e, conseguentemente, non avendo avuto nessun “padrino” politico, la sua vita fu un percorso ad ostacoli fatto di denunce per oscenità, querele per diffamazione, processi, montagne di debiti, tentativi di censura. Ci fu chi arrivò addirittura a dichiarare pubblicamente che la rivista «minava alla base i valori della civiltà occidentale». Verrebbe da pensare: valori ben fragili se una rivista di fumetti, provocazioni e opinioni poteva metterne a repentaglio la stabilità...
Nonostante sospensioni anche di anni interi, dal 1980 Frigidaire, pur se naturalmente molto cambiata dalle origini, è comunque ancora in edicola. Non solo: sta preparando una grande mostra autocelebrativa a Roma dove esporrà le tappe di questa “mai doma” provocazione... in quadricromia su carta patinata.
“Controculture. 1956-1995”
Alphaville 26.04.2024, 11:30
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