Letteratura

Walter Siti e l’impegno

Contro lo svilimento della letteratura

  • 27 agosto 2021, 19:21
  • 13 ottobre 2023, 10:39
Walter Siti
Di: Marco Alloni 

Se vogliamo tracciare una dicotomia, tra le tante, all’interno del mondo letterario, possiamo partire dalla più controversa: scrittori impegnati versus scrittori disimpegnati. Una dicotomia che tenderei a ignorare perché è assai arduo individuare nella vera letteratura una vocazione al disimpegno, almeno quanto è possibile che la pessima letteratura, compresa quella che si vorrebbe impegnata, è disimpegnata proprio perché pessima.

Ma per chi ha letto qualcosa sul dibattito in voga negli anni Sessanta intorno al cosiddetto militantismo è evidente che ridurre la vexata quaestio alla distinzione tra vera e pessima letteratura non basta. Bisogna indagare i modi in cui l’impegno è stato interpretato, i modi in cui si è incarnato a livello letterario. Allora scopriamo che gli scrittori si scontrano tra loro con veemenza precisamente su che cosa debba essere ritenuto impegno e su che cosa invece non abbia diritto di qualificarsi tale.

Non ne ripercorrerò le fasi, basti ricordare che su questo tema Calvino e Pasolini, Fortini e Vittorini, Volponi e Pavese e molti altri si sono per anni scontrati a muso duro. Ma tra quelle fertili tenzoni e il tempo attuale corrono cinquant’anni, quindi è opportuno chiedersi che cosa ne sia rimasto e quali forme abbiano finito per assumere.

A sostenerci in questo interrogativo è l’ultimo saggio di Walter Siti, Contro l’impegno, che a dispetto del titolo ha tutta l’aria di essere un testo militante. Almeno nella misura in cui la sua requisitoria è rivolta soprattutto alla cosiddetta middle culture, quella che attraverso i media tende a sminuire se non a compromettere la complessità della letteratura in funzione della facilità di fruizione e degli slogan che la garantiscono. Siti stigmatizza che la letteratura va infatti ben al di là dei suoi messaggi o delle sue petizioni giornalistiche e nazional-popolari, e ci ricorda che se di «impegno» si deve parlare esso travalica ampiamente la retorica di massa e i luoghi comuni. Posizione a suo modo prevedibile ma che dà la stura a ragionamenti ulteriori.

In primo luogo: non stanno scivolando i cosiddetti scrittori impegnati in una sicumera pedagogica di bassa lega, di facile accesso e di spessore intellettuale più che modesto? Si tratta di un rilievo che è difficile contestare, se non altro perché si sta sempre più imponendo l’ovvietà di un lettorato frettoloso e grossolano, che alla misura estesa del ragionamento preferisce la formuletta magica del polemismo di basso profilo. E perché il sistema mercantile a cui ha finito per acclimatarsi l’intero arco editoriale sollecita sempre più gli scrittori, tanto più quelli dichiaratamente «impegnati» (vedi Saviano e Murgia), ad ammiccare verso le aspettative di plebe invece di educarla alla faticosa impresa dell’approfondimento. Siti ribadisce che ormai il confine tra scrittori, opinionisti, politici e influencer è dunque sempre più labile, ovviamente a grave discapito di cosa abbia da intendersi seriamente tanto per letteratura che per impegno.

Secondo punto: se impegno equivale a promuovere l’equivoco secondo il quale la letteratura «fa bene» o addirittura «guarisce», tale principio sedicente terapeutico non ha alcuna attinenza con quanto andrebbe inteso per letteratura. E Siti su questo è perentorio: chiamare «impegno» l’illusionismo terapeutico della letteratura consolatoria, lenitiva o guaritrice è un sordido affronto alla sua reale vocazione, che è semmai quella di perturbare le idées reçues e promuovere il senso critico (quasi mai vindice di serenità e facile appagamento).

«Di fronte alla perdita di supremazia della loro disciplina, i letterati reagiscono attribuendole funzioni socialmente utili» scrive l’autore di Altri paradisi. In buona sostanza viene a trionfare l’idea fasulla che la letteratura sia tanto più seria e impegnata quanto più utile alla cura dei disagi di massa: una delle più squallide menzogne che la società liquida si sia elargita per trasformarsi in società liquefatta.

Insomma, impegno è parola preziosa e ridurlo alla soluzione rassicurante della fine delle contraddizioni e dei conflitti è azione non solo vessatoria nei confronti dell’impegno ma della stessa letteratura. La quale, se ha una sua ragion d’essere, è proprio quella di obbligare le coscienze alle domande e non alla scorciatoia delle risposte di comodo e di facciata.

10:09

Incontro con Walter Siti

Alice 22.05.2021, 14:36

  • einaudi.it

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