Anniversari

A sessant’anni dallo spettacolo Bella ciao

La prima assoluta si tenne nel pomeriggio di domenica 21 giugno 1964 a Spoleto

  • 31 maggio, 08:00
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Bella Ciao

Musicalbox 30.05.2024, 16:35

Di: Christian Gilardi 

La canzone italiana più famosa e più cantata al mondo è Bella ciao. Tutti la conoscono, tutti la canticchiano e tutti pensano di conoscerne la storia e l’origine, ma quasi tutti – probabilmente – si sbagliano. Spesso si è detto che la storia di questa canzone è un romanzo.

Più che la storia delle varianti testuali di Bella ciao, delle polemiche e delle ricerche, ciò che rende affascinante questo racconto oggi è la sua trama. È la storia degli uomini e delle donne che hanno intrecciato la loro vita con la canzone, lo spettacolo e i dischi, in vari momenti delle loro vite. È la storia di partigiani, di mondine, di etnomusicologi, di musicisti e militanti di ieri e di oggi.

Nel 1958, a Torino, un gruppo di intellettuali, poeti e musicisti (Sergio Liberovici, Michele Straniero, Fausto Amodei, Emilio Jona, Italo Calvino, ecc.) dà vita al collettivo Cantacronache con l’intento di riformare qualitativamente la canzone italiana. Sono gli anni difficili dei governi Scelba e Tambroni, dei comunisti uccisi nelle piazze: l’alba del miracolo economico.

L’esperienza dei Cantacronache non dura a lungo, ma segna una direzione per ricerche e nuove composizioni che lascerà il segno. A Milano, invece, nasce l’esperienza del Nuovo Canzoniere Italiano, una rivista musicale frutto dell’incontro tra Roberto Leydi, futuro riferimento accademico per gli studiosi di etnomusicologia, e Gianni Bosio, storico, socialista eretico, studioso dell’oralità popolare.

Dal 1962, le campagne di registrazione dei canti popolari in Italia diventano frenetiche, anche grazie all’apporto di giovani studiosi come Cesare Bermani, Franco Coggiola, Bruno Pianta, Caterina Bueno, Giovanna Marini, Gualtiero Bertelli e molti altri. Gianni Bosio e Roberto Leydi iniziano a riflettere sul patrimonio raccolto, materiale incandescente. Il canto popolare è un genere molteplice: canti di lavoro, canti religiosi, canti di festa, serenate, canti rituali, canti d’osteria, ecc.

È proprio in quei primi anni ‘60 che vengono pubblicati dischi rigorosi, frutto di registrazioni originali sul campo o di interpreti formatisi nella pratica stessa della ricerca. I Dischi del Sole sono ancora oggi oggetti importantissimi e punti di riferimento. Così, il Nuovo Canzoniere decide di produrre spettacoli teatrali come forma di restituzione del repertorio popolare al popolo. Alcuni di questi spettacoli erano concepiti su repertori omogenei o su singole vicende storiche, altri erano corali, monumentali affreschi popolari: come lo spettacolo andato in scena a Spoleto nel 1964, al Teatro Caio Melisso.

La prima assoluta di quello spettacolo si tenne nel pomeriggio di domenica 21 giugno 1964. La tensione, già cresciuta durante l’anteprima, esplose dalle prime file della platea quando la canzone antimilitarista “O Gorizia tu sei maledetta” suscitò l’ira di alcuni ufficiali dell’esercito presenti allo spettacolo e innescò contestazioni che portarono a polemiche e denunce.

A sessant’anni da quello spettacolo, quelle canzoni, e soprattutto Bella ciao, sono ancora percepite come la colonna sonora degli anni della contestazione. Sicuramente, in quei giorni si definì un modo del tutto nuovo di fare politica con le canzoni, raccontando la storia dal punto di vista delle classi subalterne.

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