Beatrice Graf è stata la prima batterista professionista svizzera. Suona la batteria dall’età di 16 anni, uno strumento che, oggi, porta in giro dentro una valigia con le ruote, assieme alla sua chitarra a una corda e tutto il “necessaire” per andare in scena come one-woman band; un‘autonomia musicale e logistica che le permette di andare in tour da sola, usando i mezzi pubblici.
Beatrice Graf, Premio Svizzero della Musica nel 2019, é un’artista poliedrica e un’attivista che si batte (anche) per diritti dei musicisti indipendenti; la conosciamo già come “la metà percussiva” di Ester Poly (assieme alla bassista Martina Berther). Il 17 maggio 2024 ha pubblicato il suo primo album solista, “Chansons & More” (Ripopée), interamente suonato da lei e prodotto e registrato dall’amico e collega Domi Chansorn.
“Chansons & More” è un album originale come la sua autrice, seduta alla batteria tra ritmo e melodia. È un mélange crudo e analogico (solo all’apparenza minimale) che contiene lo spirito punk e il carattere ipnotico della ripetizione, suddiviso in 16 canzoni cantate in francese e inglese, in cui Béatrice Graf parla d’ecologia, condizione femminile, dipendenze e amore.
Siamo andati a trovare Béatrice Graf a casa sua a Ginevra. Dopo un pranzo condiviso, ci ha raccontato la sua storia e quella di un nuovo capitolo nella lunga carriera di un’artista totalmente libera.